Giorgio mi ha raccontato di aver elaborato un sistema per vivere più a lungo partendo da alcune considerazioni sull’adagio «il tempo vola quando ti diverti». Il sistema si basa dunque sulla noia come mezzo per rallentare la percezione del tempo e dunque il tempo stesso. «Annoiandoti,» mi ha spiegato, «le giornate sembreranno lunghissime, e siccome la percezione soggettiva del tempo è, per il soggetto, il tempo, le giornate non solo sembreranno ma di fatto saranno lunghissime, e così, sommandole tra loro una dopo l’altra, l’intera vita». Perciò adesso guarda solo film impegnati che trattano temi molto importanti, segue le corse ciclistiche, parla con le persone che incontra e fa loro molte domande su lavoro e figli, chiedendo anche di vedere i video e le foto che hanno sul telefono, oppure «più banalmente» se ne sta sul divano a fissare il soffitto. «Molto interessante,» gli ho detto io. «Ti ringrazio» mi ha detto lui. «Sì,» gli ho detto io, «molto interessante soprattutto quanto questa idea somigli in modo incredibile al racconto che sto scrivendo e di cui ti ho parlato la settimana scorsa. «Davvero?» mi ha detto lui, «Be, sai, come dico sempre, l’artista non esista a rapinare, prendere in prestito, elemosinare o rubare da tutto e da tutti pur di completare la propria opera». «Come dice Faulkner, intendi» gli ho detto io. «Mm, sì, come no» mi ha detto lui. «E poi, scusa, quale opera?» gli ho chiesto. «L’opera della mia vita,» mi ha detto lui, «bisogna vivere la vita come un’opera d’arte, caro mio». «Come dici sempre» ho aggiunto.