Carciofini mentolati (1272)
Ieri sera sono andato a mangiare la pizza con zia Mariuccia. Quando vado a mangiare la pizza con zia Mariuccia spero sempre che la gente non pensi che siamo amanti, sia perché non è così, e non solo perché lei è mia zia (sempre che lo sia, questo non si è mai capito), sia perché è una vecchia, per quanto simpatica e di mondo e tutto quello che vi pare. Mi piace comunque andare a mangiare con zia Mariuccia perché prendiamo sempre una bottiglia di buon vino che ci dividiamo perfettamente, e poi perché la zia è una chiacchierona, e anche io, e poi offre lei. Ieri sera nel caso specifico ho chiesto una pizza capricciosa ma con la mozzarella delattosata perché forse sono intollerante al lattosio, ho detto al cameriere. «Che cosa significa forse?» ha chiesto lui. «È un avverbio che indica in genere dubbio rispetto a quanto si afferma» ho risposto «È forse lui il colpevole? Forse è stato meglio così? Forse che sì forse che no» ho detto. «No,» ha detto il cameriere «intendevo: è intollerante o non lo è?». «Senta,» ho detto al cameriere «avrei tempo e voglia di raccontarle tutta la storia dal principio, ma lei si limiti a scrivere lì sul suo taccuino che voglio una capricciosa con la mozzarella delattosata, e tutto andrà bene». «Non abbiamo la mozzarella delattosata» ha detto il cameriere. «Allora me la faccia senza mozzarella, ci penso io» ho detto facendo un cenno alla zia, che dalla borsetta ha estratto un tupperware con dentro una mozzarrella delattosata ancora nel suo liquido di governo. Il cameriere era titubante. «E non metta nemmeno i carciofini» ho detto tirando fuori dalle tasche una manciata di carciofini sottolio e mettendoli nel bicchiere. Il cameriere se n'è andato senza aggiungere altro, ma anche senza scrivere il nostro ordine. Dopo un po' è tornato per dirci che non era consentito portarsi gli ingredienti da casa. A quel punto ho preso un carciofino dal bicchiere e me lo sono messo in bocca e ho detto: «E lei faccia finta che siano mentine. O è vietato anche portarsi le mentine?» ho detto prendendo dalla tasca la mia scatolina di mentine carciofate e mettendone una in bocca. «O portarsi i kleenex» ho detto prendendo dal tavolo un tovagliolo di vigogna e soffiando il naso a zia Mariuccia. «Insomma secondo lei non ci si può portare nulla che non sia già presente nel ristorante? Quindi non posso portarmi, se voglio, una finestra? O la mia sedia preferita? O il mio forno a legna? O il mio pizzaiolo o il mio cameriere di fiducia? È ridicolo». A quel punto è intervenuta zia Mariuccia: «Basta, lascia in pace il signore» ha detto al cameriere. «Ci porti due capricciose con mozzarella delattosata e impasto deglutinato e olive deolivizzate, e mi raccomando, che l'impasto sia fatto con il nostro lievito madre» ha concluso la zia posando sul tavolo un vasetto con dentro una poltiglia grigiastra. «Ma, mi scusi,» ha balbettato il cameriere «non possiamo fare un impasto solo per voi». «E poi ci vorrebbero ore» ho detto io. «Esatto,» ha detto il cameriere «ci vorrebbero ore». «Non ci importa!» ho detto battendo un pugno sul tavolo «non abbiamo fretta» ho detto tornando calmo. «Vedrò cosa fare» ha detto alla fine il cameriere prendendo il vasetto con il lievito madre e alzando i tacchi. «Vedi?» ha detto la zia prendendo due involucri di stagnola dalla borsa «te l'avevo detto che ci avrebbero fatto comodo, questi panini». «Vero,» ho detto io prendendo quello più grande «brava zia».
18.3.24
Fenomeni (1271)
Ieri sono andato a cena col mio amico Giorgio. Mi ha detto che suo figlio, che ha otto o forse dieci anni, pare sia un fenomeno a giocare a calcio.
«Ah sì?» ho detto io «E quindi ci farà diventare ricchi?» (ci, invece di vi, perché tentar non nuoce).
«No» ha detto Giorgio.
«Perché?».
«Perché è stupido».
Mi ha fatto ridere.
«Ah sì?» ho detto io «E quindi ci farà diventare ricchi?» (ci, invece di vi, perché tentar non nuoce).
«No» ha detto Giorgio.
«Perché?».
«Perché è stupido».
Mi ha fatto ridere.
16.3.24
L'obeso (1270).
Ieri sera ho visto The whale, quel film che parla di un grande obeso omosessuale che fa delle cose. The whale è strutturato così: c'è questo obeso e poi c'è un'infermiera sua amica e poi c'è sua figlia e poi c'è un ragazzo di una setta apocalittica: l'infermiera cerca di convincere l'obeso a dimagrire; il ragazzo della setta cerca di convincere l'obeso ad amare Gesù; la figlia dell'obeso cerca di convincere il ragazzo a smettere di amare Gesù; l'obeso cerca di convincere tutti loro a diventare obesi come lui. Essendo un film di Hollywood c'è il classico lieto fine, come potete immaginare, la spunta cioè l'obeso che convince tutti gli altri a diventare obesi, e così decidono di vivere nella casa dell'obeso e non fare altro che mangiare pollo fritto, bere cola e guardare la tv. The Whale mi ha fatto riflettere e mi ha insegnato delle cose. Per esempio mi ha insegnato che le persone grasse non sono cattive (io pensavo fossero cattive), possono anche essere persone con dei buoni sentimenti che però sono diventate grasse perché hanno subito un trauma o perché sono omosessuali. A volte il trauma potrebbe essere l'essere omosessuali. Un'altra interpretazione è che il trauma potrebbe essere l'essere obesi e questo possa generare dunque l'omosessualità. Immagino sia possibile ma per quanto riguarda il caso specifico la scansione temporale degli eventi suggerirebbe di no. Agli obesi non piace il cibo, ecco cos'altro mi ha insegnato, mangiano per punirsi o per punire qualcun altro o perché tristi o nervosi o perché la casa è piena di snack. Potrebbe anche essere che una persona normale si trasferisce in un appartamento e lo trova pieno di snack e allora li mangia e diventa obesa. Oppure, credo, uno può svegliarsi una mattina ed essere obeso, si chiama obesità acuta o fulminante. Io pensavo che l'obesità fosse la conseguenza di una malattia mentale, che se una persona arriva a 270 chilogrammi di peso corporeo deve per forza esserci qualcosa nella sua testa che non funziona, ma The whale mi ha fatto capire che invece gli obesi sono persone meravigliose e perfettamente sane di mente, vedi quanti pregiudizi mi ha fatto perdere, ecco l'arte che mi piace, al contrario di quanto sostiene Mamet, ecco l'arte che mi migliora come persona e non mi irrita e mi insegna invece delle cose, ora sono una persona migliore e ho voglia di broccoli e segale e so che se a furia di mangiare broccoli e segale dovessi diventare obeso, sarebbe ok. Il film l'ho guardato tutto, il che è abbastanza raro, ma l'ho guardato tutto sia perché così istruttivo sia perché appartenente alla categoria dell'involontariamente comico, quando non demenziale (per esempio la scena finale). Mentre lo guardavo, pensavo a tutte le gag e le battute che lo sceneggiatore avrebbe potuto fare, e che purtroppo per qualche ragione che non capisco non ha fatto. Peccato. Gli do tremila e trecentoventidue stelline, su diecimila.
7.3.24
4.3.24
1268.
Però lo scopo dell'arte non è cambiare ma allietare. Non ritengo che il suo scopo sia illuminarci. Non ritengo che sia cambiarci. Non ritengo che sia istruirci. Lo scopo dell'arte è allietarci: alcuni uomini e donne (non più in gamba di voi o di me) la cui arte può allietarci sono stati esonerati dal compito di andare ad attingere l'acqua e a raccogliere la legna. Tutto qui.
I tre usi del coltello, D. Mamet
I tre usi del coltello, D. Mamet
2.3.24
Lei beve? (1267)
Sentivo un'intervista a un'immunologa sui danni dell'alcol. Riporto questo passaggio:
«Dottoressa, l'alcol fa male o no?».
«Diversi studi dimostrano che chi beve ha un rischio di avere un'atrofia cerebrale, cioè un cervello più piccolo rispetto a chi non beve, già a partire da una o due unità alcoliche al giorno. Non c'è un consumo sicuro. Un consumo di alcol anche moderato è associato a un aumento di una serie di tumori, in più l'alcol ha una serie di altri effetti, altera la barriera dell'intestino, quindi causa infiammazione. L'unica cosa scientificamente sensata da dire è che l'alcol fa male».
«Lei beve?».
«Sì».
Mi ha fatto ridere.
«Dottoressa, l'alcol fa male o no?».
«Diversi studi dimostrano che chi beve ha un rischio di avere un'atrofia cerebrale, cioè un cervello più piccolo rispetto a chi non beve, già a partire da una o due unità alcoliche al giorno. Non c'è un consumo sicuro. Un consumo di alcol anche moderato è associato a un aumento di una serie di tumori, in più l'alcol ha una serie di altri effetti, altera la barriera dell'intestino, quindi causa infiammazione. L'unica cosa scientificamente sensata da dire è che l'alcol fa male».
«Lei beve?».
«Sì».
Mi ha fatto ridere.
28.2.24
Il re delle Bahamas (1266)
Ieri sera ho visto un film intitolato La regina bambina, film che di norma avrei evitato già solo per il titolo, non fosse che parla di scacchi. Vi leggo la trama: "Phiona, una bambina povera di Katwe, una baraccopoli in Uganda (ma allora avrebbe fatto ridere: una bambina ricca), scopre che grazie al suo talento per gli scacchi può riscattarsi e comprare alla sua famiglia una baracca in legno di pino". Ecco, in realtà non lo so, perché ho interrotto la visione del film dopo circa mezz'ora. Credo che nessuno, a questo punto, sia in grado di fare un bel film sugli scacchi. Mi sono chiesto perché, mi sono chiesto se la colpa è degli scacchi, e forse un po' è così, visto che non sono certo spettacolari e per apprezzarli è richiesta una discreta conoscenza teorica e una profonda connessione con la pura essenza geometrica dell'universo, caratteristiche che purtroppo non tutti possiedono, ma principalmente credo che il problema risieda nel non saper scrivere un copione decente (anche questo sembra piuttosto raro, come talento). Comunque, anche se ho visto solo una mezz'ora, ci sono alcuni spunti. Intanto, quando Phiona si presenta all'improvvisato circolo di scacchi baraccopolese, gli altri bambini la respingono perché puzza. Questo mi ha fatto ridere. Cioè, ho pensato, se nemmeno in una baraccopoli ugandese puoi permetterti di non lavarti, allora non so. Phiona comunque è una combattente, rompe la faccia a uno dei bambini che la canzonano e il giorno dopo si lava. A quel punto comincia a imparare il gioco degli scacchi. Il film mostra una lezione molto elementare dell'insegnante e poi un paio di partite di Phiona, che già dopo poco comincia a battere agevolmente i suoi compagni. Ora, uno dei motivi per cui ho guardato il film è che volevo vedere se fosse rispettata la regola d'oro di tutti i film sugli scacchi, ovvero che nelle scacchiere c'è sempre un errore (forse solo in In cerca di Bobby Fischer non ce n'erano, ma dovrei ricontrollare). Avendo mollato La regina bambina dopo poco, ho fatto in tempo a vedere solo qualche scacchiera, che comunque era quantomeno sospetta, ma non mi ci soffermo e passo ad altro: Phiona esiste davvero, dopotutto il film è ispirato alla sua vita, cioè tratto da un libro ispirato alla sua vita. Sono andato a vedere sul sito della federazione internazionale e il suo punteggio in realtà è piuttosto basso, tuttavia le è stato ugualmente assegnato il titolo di Candidato Maestro Femminile. Da notare che negli scacchi quel Femminile significa che non sei davvero un Candidato Maestro. Per intenderci, per diventare Gran Maestro servono 2500 punti, per diventare Gran Maestro Femminile ne bastano 2300; per diventare Candidato Maestro ne servono 2200, per diventare Candidato Maestro Femminile ne bastano 2000. Phiona però ha solo 1623 punti, con un picco di 1690, un punteggio davvero basso, diciamo da debole giocatore di circolo. Il titolo di Candidato Maestro le è stato assegnato per meriti sportivi, se ho capito bene, perché ha rappresentato l'Uganda alle olimpiadi del 2012. Incuriosito, sono andato a vedere i risultati di quell'edizione: l'Uganda femminile è arrivata centoquattordicesima su centoventisei, mentre Phiona ha totalizzato un punteggio di 4.5 su 9, arrivando dietro la compagna di squadra Amoko (5.5 su 9), la quale peraltro ha un punteggio Fide superiore benché sempre molto basso (1786, con un picco di 1862), però forse non viveva in una baraccopoli, quindi niente film. Sembra che Phiona abbia smesso di giocare in competizioni ufficiali nel 2018, a ventuno anni. Ovviamente tutto questo non ha molta importanza, perché il film, immagino, parla soprattutto di come gli scacchi possano costituire una sana via di - mm, qualcosa - in un ambiente difficile come quello di una baraccopoli ugandese (ma anche tirolese, penso). Ma quello che più di tutto mi fa pensare è che, se riuscissi a farmi naturalizzare ugandese, e cambiassi sesso, potrei diventare la più forte giocatrice ugandese di tutti i tempi, il che mi sembra piuttosto allettante come modo di presentarsi in società, che è tutto quello che mi interessa nella vita (continuando a cercare, ho visto che se mi faccio naturalizzare dalle Bahamas non devo nemmeno cambiare sesso. Tra l'altro, dovendo viverci per farmi naturalizzare, ho cercato Bahamas ed è uscito questo, poi ho cercato Uganda ed è uscito questo, poi però mi è venuto un dubbio e allora ho cercato baraccopoli Bahamas ed è uscito questo, mentre cercando spiaggia Uganda mi è uscito questo. Questo è invece il risultato di baraccopoli Tirolo).
23.2.24
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