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In un liceo di Piacenza sono stati neutralizzati i cellulari degli studenti con delle custodie schermanti, un sistema basato, immagino, sul fatto che come tutti sappiamo ogni individuo, oltre a essere completamente onesto e a non cercare mai possibili scappatoie come istintiva e naturale reazione a un divieto, possiede un solo cellulare. Dopo le prime ore di lezione un giornalista ha domandato a una studentessa com’è la vita a scuola senza cellulare. Lo avessero chiesto a me, io avrei detto «Come prima. Per sua informazione, a scuola non si può usare il cellulare, e infatti io non l’ho mai usato, vorrei che lo scrivesse, lì nel suo articolo, ma se anche si potesse non lo userei, perché il motivo per cui vengo qui è apprendere, anzi lei mi sta disturbando». E il giornalista avrebbe detto «Ma è l’intervallo!». E io avrei detto «E con questo? Durante l’intervallo ripasso gli appunti, così da perfezionare e assimilare meglio quanto appena appreso». La studentessa intervistata invece ha detto «È stato qualcosa di terrificante, non lo auguro a nessuno, non so più che ore sono, devo continuamente chiedere l’ora a chi ha l’orologio, una tortura, una delle peggiori». Che mi ha fatto venire in mente questo.

18.9.18