Ho incontrato per strada mio cugino Oleandro. Una cosa che mi piace moltissimo del cugino Oleandro è che ha gli occhi gioiosi, hanno proprio dentro un riflesso luminoso intermittente che, non so, spero non avesse l’influenza o altro, comunque. Mi ha detto molte cose, come sempre, il cugino Oleandro parla così tanto che non si è mai accorto che anch’io sarei uno che parla tanto, se non parlasse sempre lui, quando ci incontriamo. Fa anche molto ridere, Oleandro. Mi ha detto che è impegnatissimo, che ha una ditta, tanto tanto lavoro, e che per l’appunto è un uomo impegnatissimo, così mi ha detto, con gli occhi lucidi di entusiasmo vitale, o almeno spero. Ho novantuno dipendenti, mi ha detto. Complimenti, gli ho detto io. Mi ha dato il suo biglietto da visita. Chiamami, un giorno, mi ha detto, non passi mai dalle parti di Milano? Non passo mai dalle parti di nessun posto, Oleandro, gli ho detto. Be’, se passi dalle parti di Milano chiamami, pranziamo insieme, mi ha detto, anche se sono impegnatissimo, eh. Me l’hai detto, sì, gli ho detto io. Sai quanto sono impegnato?, mi ha chiesto. Quanto?, gli ho chiesto io. Tu fa’ una prova, un giorno, mi ha detto lui, prova a chiamare in ditta con un nome falso e chiedi di parlare con me. Forse potrei dire anche il mio nome vero, Oleandro, gli ho detto, non credo mi conoscano. No no, mi ha detto Oleandro con il sorriso di uno che la sa più lunga, sanno benissimo chi sei, li ho costretti tutti a comprare il tuo libro! Ah ah, ti ringrazio, gli ho detto io ridendo. Sì, be’ allora tu prova a chiamare con un nome falso, mi ha detto Oleandro con fare clandestino. Tipo Pinuccio, ho detto io. Sì, Pinuccio, perfetto, mi ha detto Oleandro, e chiedi di parlare con me. E loro che cosa mi diranno?, gli ho chiesto. Ahh, mi ha detto allora Oleandro, deliziato, facendo un gesto con la mano come a dire apriti cielo, ti diranno che sono impegnatissimo, ti diranno.