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Ieri come al solito ero a pranzo dai miei e cercavo di fare loro complicati discorsi di sociologia, ma a un certo punto loro hanno smesso di ascoltarmi – presumo non avessero mai iniziato – e si sono messi invece a litigare per delle polpette. Il caso era semplice: mia madre aveva fatto delle polpette e mio padre le stava mangiando tutte. Allora mia madre, quando ormai nel piatto c’erano solo due o tre polpette residue, con un dito, timidamente, lo ha tirato a sé, allontanandolo nel contempo da mio padre, che stava, credo, cercando di battere il record di polpette mangiate in un minuto, oltre al record di polpette mangiate contemporaneamente, il record di polpette mangiate in assoluto e non so quanti altri record polpetteschi. E lei, con il suo intervento, ha rischiato di mandare all’aria anni e anni di duro allenamento, immagino. Allora mio padre si è arrabbiato e le ha detto «Vedi come fai? Hai paura che le mangi tutte!». Gratificato dall’alto livello intellettuale dello scambio in corso, ho rivolto dunque lo sguardo a mia madre, curioso di conoscere la sua risposta, ma lei lì per lì non ha saputo come difendersi e ha detto «Ma no, ho solo spostato il piatto» (perché stava scivolando nelle tue fauci, ho aggiunto io mentalmente). Mio padre allora, non sentendosi minacciato sul piano dialettico né, di conseguenza, su quello polpettico, ha riavvicinato il piatto e ribadito la sua teoria, cioè che lei avesse paura che lui le finisse le polpette. A quel punto, dopo aver chiesto se potessi filmarli mentre litigavano per delle polpette, ed essermi sentito rispondere di no, ho pensato di intervenire in difesa del più debole e ho detto a mio padre: «È strano che tu accusi lei di avere paura che tu le finisca le polpette, visto che è stata lei a farle, e visto che solo lei, di voi due, sa farle, e solo lei, se vuole, può farsi tutte le polpette del mondo, può farsi mille polpette, oggi pomeriggio, riempirci diverse carriole, andare in giardino e costruire una piramide di polpette alta decine di metri, una piramide di polpette con all’interno una camera segreta dove cucinare altre polpette e mangiarsele tutte senza dartene nemmeno una, mentre tu, non offenderti, non hai idea non solo di come si faccia una polpetta o di quali ingredienti servano per farla, ma di dove, credo, questi ingredienti vengano effettivamente conservati e venduti. Dunque, secondo il mio modesto parere, sei tu ad aver paura che lei ti finisca le polpette, polpette peraltro di sua e non tua proprietà, polpette che in parte, forse, questo sarebbe da accertare, ti ha generosamente donato, e non il contrario», un’argomentazione decisamente buona, che ha lasciato senza parole mio padre (anche perché, nel frattempo, impegnato e riempirsi la bocca in un sol colpo con le ultime polpette).

2.3.19