Mentre ero al supermercato – e dove se no (che tra l’altro è un bellissimo nome per luoghi per abitudinari, E dove se no, va bene anche per un locale, il pub E dove se no, senti come suona, se state per aprire un pub e pensate di chiamarlo così, fatemelo sapere, vengo a tagliare il nastro il giorno dell’inaugurazione) – due tizie parlavano e una ha detto all’altra:
«Sai da cosa si capisce se la tua vita è bella?».
«Dal fatto che stai leggendo La Recherche per la sesta volta, battendo il record del noto Rechercheista Massimo Rechalchati?».
«Eh? No».
«Da cosa, allora? Dimmi, sono tutta orecchi».
«Da…».
«Scusa».
«Dimmi».
«Posso dirti una cosa, prima?».
«Ma certo! Se non ci si dicono le cose tra amiche all’E dove se no…».
«Giusto. Il tuo corpo mi sembra immutato, dalla prima volta che ti ho visto».
«Cioè cinque minuti fa?».
«Mmm?».
«Intendevo dire: davvero?!».
«Giuro».
«Ma se sono appena uscita dalla parrucchiera…».
«Be’, ma i capelli non sono proprio corpo, no?».
«Non più di quanto i moscerini siano automobile».
«Ma mi stavi dicendo da cosa si capisce che la tua vita è bella, fremo all’idea di saperlo».
«Ah, giusto. Ebbene: da qual è l’apice della tua giornata! L’ho letto su Aut Aut!».
«Nientemeno».
«Sì, giuro. Per esempio il mio è quando torno a casa e i miei figli mi corrono incontro».
«Ma tu non hai figli, Monica».
«Come no? Tom e Sawyer».
«Ma sono…».
«Sono?».
«Be’».
«Dillo, avanti».
«Cani?».
«Ah!».
«Cagnolini?».
«Sono come figli, per me, Luciana».
«Fabrizia. Ok. Quindi l’apice della tua giornata è quando torni nella tua casa vuota dopo che tuo marito ti ha lasciato e il tuo unico figlio vero si è suicidato e due cani ti corrono incontro sbavando perché hanno fame. Bello!».
«Be’… perché, la tua?».
«Non saprei. Quando mi masturbo la mattina pensando a Emma Stone?».
«Ma che tristezza!».
«Quando i miei cani mi masturbano la mattina pensando a Emma Stone?».
Be’, insomma, a quel punto me ne sono andato, si stava facendo troppo intimo. Comunque mentre prendevo una dozzina di Asahi ho pensato: l’apice della mia giornata è quando, dopo una dura giornata a battagliare alla macchina da scrivere, mi metto a guardare la tv bevendo birra e mangiando patatine (pensando a Emma Stone).