Ormai quando scorro le sinossi dei film che danno in tv, il mio cervello verso metà prende il comando e le completa come vuole lui. Stasera quindi in tv c’è, per esempio: Pezzi unici, con Sergio Castellitto: Vanni Bandinelli è un falegname che ha da poco perso il figlio e, come se non bastasse, la moglie lo ha lasciato. In seguito, però, gli viene un tumore, lui pensa meno male, così almeno muoio, ma il dottore gli dice: eh no! Il tumore le è venuto agli alluci, è del tipo corrosivo inarrestabile, la mangerà vivo un centimetro dopo l’altro, caro Vanni, dal piede alla caviglia, dalla caviglia al ginocchio e poi su su fino al collo, al mento, al naso, forse smetterà di provare dolore dopo il cervello. Ma non si può amputare il piede prima che tutto questo avvenga?, chiede Vanni, sconsolato (l’ha presa bene, però). Eh no!, dice il dottore, il tumore corrosivo inarrestabile è furbo, furbissimo, se tagliamo il piede riparte dalla caviglia, se tagliamo la caviglia dal ginocchio, e così via. Non potete ammazzarmi, allora?, chiede Vanni, poverino. Eh no!, dice il dottore. Perché?, chiede Vanni. Troppo comoda, caro mio. Troppo. Comoda.