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Ho sentito che c’è gente che non va più al ristorante cinese per paura del virus cinese. Mi sembra stupido. Io non ho rinunciato alla cucina cinese per paura del virus, e vi ricordo che sono patofobico. Come ho fatto? Semplice. Ho comprato su Amazon un robottino da artificiere e l’ho caricato sul furgoncino (ho comprato anche un furgoncino, sempre da artificiere), poi sono andato nel parcheggio del Gou Sheng, il mio ristorante cinese preferito, e ho mandato dentro il robottino. Il robottino è entrato e con voce robotica, agitando le due braccia-pinze ha detto:
«Buon-giorno, de-sidero ordi-nare da a-sporto».
«Certo, che cosa vuole?».
«Invol-tini prima-vera, ra-violi di gamberi, taglio-lini con verdure, spie-dini di gamberi, una birra Tsing-tao. Grazie».
«Quanti involtini?».
«Otto»
Io intanto seguivo tutte le operazioni grazie alla microcamera installata sul robottino. Quelli del Gou Sheng hanno poi messo tutto nel cestello, il robottino ha pagato col contactless, poi purtroppo quando è uscito dal ristorante invece di tornare al furgone è andato in un angolo e ha fatto brillare l’ordinazione.
«Scu-sa, defor-mazione pro-fessionale» mi ha detto quando è tornato.
«Non importa, robottino,» gli ho detto «andiamo a casa».

8.2.20