Ormai apro e chiudo le porte con i gomiti senza neanche pensarci. E i rubinetti. Le ante dei mobili. I cassetti. Lo sportello del frigo, della lavatrice, della lavastoviglie. Imposto anche i programmi, coi gomiti, stendo e stiro. Ho riattaccato un bottone, ieri, un gomito da puntaspilli. E poi cucino (col gomito batti la carne, triti le spezie, sbatti le uova e senti se l’olio è bollente), mescolo, affetto, rassetto, spremo e sprimaccio. Cambio i canali della tv, gioco alla Play, sfoglio le pagine dei libri o degli e-book, scrivo, persino, e ovviamente accarezzo Gâteau. Nell’incavo invece ci starnutisco e poi ci rompo le noci, ci stappo le birre e ci schiaccio i kiwi (non serve a molto). Ci gioco persino a scacchi, gomito destro contro gomito sinistro, chi perde si arrabbia e spazza via tutto, e perde sempre qualcuno, impossibile concordare una patta, col gomito, il che fa bene alla competizione. I gomiti sono le mie nuove mani. Me li lavo tutti i giorni più volte al giorno, come consigliato, fai anche prima perché non hanno neppure un dito. Impossibile baciarli, impossibile usarli per ispezionare le cavità nasali, non arrivano agli occhi, alla bocca, alla fronte e alle orecchie, purtroppo neanche al sedere, non arrivano da nessuna parte, stanno lì, che di questi tempi è un bene, impossibile diffondere un contagio con i gomiti, non starnutiscono, non tossiscono, non sbadigliano e non parlano, neanche pensano, che è il bene assoluto. E, se sei fortunato, fanno pure olio e latte, dicono.