La parola giapponese per «sì», hai, può essere intesa appunto come sì, ma può significare qualunque altra cosa, dal sì al no, passando per il forse. In realtà non è che un riflesso delle parole e delle intenzioni espresse dall’interlocutore, come dire «sai tu», «decidi tu». In Giappone una persona non deve mai dire apertamente «no». Si lascia piuttosto alla discrezione altrui il compito di cogliere i segnali negativi che stanno sotto al «sì». La parola che traduce il nostro «no» è molto più pesante che in Occidente. «No» lo si può dire solo agli amici molto stretti. Con gli altri, un «no» può essere pronunciato soltanto in rarissimi casi, e se lo si fa, questo preclude qualsiasi futura intimità o comunicazione ed è equivalente a una dichiarazione di guerra.
Enigmatico Giappone, A. Macfarlane