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Vorrei giorni di cinquantasei ore, ore di cento minuti, minuti di tremila secondi. Stamattina mi sono svegliato alle sei e mezzo con un obiettivo: scrivere. Avevo anche il titolo: xx xxxxx xx xxx xxxxx xxxx’xxxxxxxxxxxx. Chissà cos’era? Un racconto? Avevo anche l’incipit: xx xxxxx xx xxx xxxxx xxxx’xxxxxxxxxxxx. Bello, no? Ma uno non può saltar giù dal letto e scrivere, non funziona così, anche se dovrebbe. Questa notte alle quattro non dormivo e pensavo: sarà la Coca Cola? Devo smetterla di bere Coca Cola alle tre e cinquantanove del mattino. Ma è così buona. Mi ricorda le gommose alla Coca Cola. Comunque mi sono alzato alle sei e trenta e ho dovuto occuparmi di alcune piccole incombenze, quando ho finito erano le sedici e trentasei. A quel punto l’ispirazione era svanita. Avrei dovuto scrivere quando ne avevo l’occasione. Così ho fatto una torta: uova, olio, acqua, zucchero, scorza di limone, lievito vanigliato e, perché no?, mi sono detto, un bel bicchierone di Coca Cola. Se è buona divento ricco. Se divento ricco posso assumere una governante e dirle: senti, fai tutto tu, io devo scrivere. Poi pensarci e dirle: senti, no, faccio tutto io, scrivi tu. Sarebbe perfetto, non ci avevo mai pensato.