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Stamattina pensavo si fosse rotta la lavastoviglie, visto che non lavava più le stoviglie. Non ci provava neanche. Pigiavo il pulsante e, invece di partire, faceva: tsk, tsk. Ovviamente il tecnico non si può chiamare, troppo rischioso. Ero già rassegnato a lavare a mano. Mi sono anche detto la frase motivazionale laveremo a mano come facevano le nostre nonne. Ma la realtà è che forse avrei smesso di scaldare le cose e di mangiare nei piatti con le posate. C’era pur sempre la frase motivazionale: mangeremo con le mani come i nostri avi della preistoria. C’è sempre una frase motivazionale, se ci pensi. Comunque, insisti che ti insisti, alla fine sono riuscito a farle fare comunque un lavaggio, a quella testona. Anche se il display diceva: Joey, non mi arriva acqua. Tira fuori le palle!, le ho detto io. Ai tempi degli egizi come facevano le lavastoviglie? Pensi che ci fosse un sistema idraulico che – qui ho cominciato a tossicchiare. Che?, mi ha chiesto la lavastoviglie. Sembrava interessante, continua, mi ha detto. Senti, lava e basta, le ho detto io, ok? E così ha cominciato a lavare, facendo però un rumore stranissimo, come una donna che mette la retro, sapete. Non ce la faccio!, ha piagnucolato il display. Lava!, ho detto io. E lei: crrrttt, crrrttt, crrrttt. Così, ho detto io, brava. Poi dopo una mezz’ora mi suona il citofono. Un tizio con elmetto da operaio, tuta da operaio, chiave inglese da operaio, eccetera. È per l’odore di bruciato?, ho chiesto io. Cosa?, ha detto lui, no, volevo dirle che le abbiamo riaperto l’acqua. M-mh, ho detto io, certo, l’acqua, grazie mille. E il display: chi era? E io: chi era cosa? Pensa a lavare.

8.1.21