973.

Ieri passa a trovarmi zia Mariuccia. Senza avvertire, ovviamente. E senza portarmi una bottiglia di Clos des goisses per il disturbo. Né i pasticcini. Va be’, zia Mariuccia insomma. Mi fai un bel gingseng?, mi dice. Non ce l’ho, zia, le dico. Ce l’ho io, dice lei, e dalla borsetta tira fuori il ginseng. Mettimelo in una tazzina da gingseng, però, tesoro, mi dice. Non ho tazzine da ginseng, zia, le dico. Ce l’ho io, dice lei, e dalla borsetta tira fuori una normale tazzina da caffè. E non dimenticare lo zucchero di canna!, mi dice mentre sono in cucina a leggere le istruzioni del suo ginseng. Non ne ho!, le dico. Lei non emette altri suoni. Alla fine torno di là con il suo ginseng. Ahh, ci voleva proprio, dice lei sorseggiandolo come fosse ambrosia. Poi prende il cellulare e mi fa: senti, mi è arrivato questo messaggio ma credo sia per te. Mi mostra il display e c’è un chiaro messaggio di spam che dice: signore, l’appuntamento di tuo nipote è prenotato. Verranno cambiati i gommini. Richiama questo numero per conferma. Segue numero telefonico probabilmente del Botswana. Non so di che si tratti, zia, dico a zia Mariuccia. E lei: eh ma non hai un appuntamento? Io: per cambiare i gommini? Non sono mica una bicicletta. Silenzio. Zia Mariuccia studia il messaggio e poi mi fa: ingrandisci l’immagine di chi l’ha mandato, magari lo conosci. Prendo il cellulare e ingrandisco l’immagine. Appare un grosso pupazzo blu, un dinosauro per la precisione. Zia, le dico, ma è un pupazzo. Lei mi scruta per qualche istante come un fondo di ginseng. Poi: lo conosci?

4.9.21