Come vuoi (1150)
Ho appena finito di impacchettare i regali di Natale per i miei genitori. A mio padre ho regalato dei cioccolatini anche se sotto il loro albero ci sono ceste piene di cioccolatini. Ma i miei sono speciali? I miei cioccolatini, dico. No. Sono cioccolatini. E i miei genitori? Se sono speciali, dico, non se sono cioccolatini. Questa domanda è più difficile. Naturalmente ciascuno ritiene i propri genitori speciali, il proprio gatto speciale, e se stesso speciale. A volte a ragione e a volte a torto. Per esempio mia madre me lo ha sempre detto: Joey, sei speciale. Mio padre allora scuoteva la testa. Io allora dicevo a mio padre: scusa, babbo, scuoti la testa perché, pur ritenendomi speciale anche tu, pensi che non sia il miglior metodo pedagogico quello di dirmelo esplicitamente? E lui allora mi guardava e scuoteva ancor di più la testa. La scuoteva. Ma in effetti io ero speciale. Anche adesso, chiaro. Non è che uno smette di esserlo. Quindi il caso dei miei genitori, pensavo e penso tutt'ora, è il fortunato ma forse raro caso di un genitore (due, a dire il vero) che pensa mio figlio è speciale perché ovviamente in quanto genitore non può che pensarlo ma, essendo guarda caso il figlio effettivamente speciale, ci prende. Per cortesia quindi dovrei dire lo stesso dei miei. E perché non dirlo? Non costa nulla. Ma non lo dico mai a loro, perché penso che non sia un buon metodo pedagogico, non vorrei venissero su degli anziani smidollati. Così li tengo sulla corda. A volte potrei sembrare duro, con loro, ma è per il loro bene. Per esempio oggi mia mia madre mentre serviva il cotechino ha detto: ma i miei figli mi vogliono bene? Qui avrei dovuto dire: ma certo, mami! Ma questo non le avrebbe giovato. È un mondo duro là fuori. Così le ho detto: vuoi bene ai tuoi figli perché loro te ne vogliano? Lei ha detto: no, certo che no, mi basta vederli. Per questo sono qua, le ho detto prendendo cinque o sei fette di cotechino. A lei comunque ho regalato un profumo. Regalo un profumo a mia madre da quando avevo cinque anni. Lei è contenta e le dura un anno preciso. Non importa se è da 30, da 50, da 100. Millilitri, dico, non euro, il prezzo non dovrebbe influire sulla durata, o forse sì. Quante precisazioni, oggi, comunque. Be', il 25 lo finisce e io arrivo con quello nuovo. Quest'anno l'ho chiamata e le ho detto: «Senti, ma', non prendiamoci in giro, ti regalo un profumo». «Non c'è cosa che mi renda più felice!» ha detto lei. Mm, ho pensato, e se le regalassi l'Eterna Giovinezza? Che poi sarebbe l'unico regalo che potrebbe mai interessare a mio padre. Ecco perché gli regalo cioccolatini anche se ha già ceste di cioccolatini, anzi potrei prendere direttamente quelli, andare a casa loro il giorno di Natale con un sacchetto di quelli trasparenti da freezer, riempirlo sotto i suoi occhi con manciate dei suoi stessi cioccolatini, chiuderlo con l'apposito gancetto metallico e darglielo dicendo buon Natale, lui prenderebbe il sacchetto dicendo grazie con un sorriso. Ma così anche con l'Eterna Giovinezza. Grazie. Poi aprirebbe il flaconcino, berrebbe la pozione (me la immagino una pozione) d'un fiato e tornerebbe a lavorare. Ma a parte questo credo che i miei genitori siano davvero speciali: il cotechino era molto buono e anche mio padre non è male. A proposito: mia madre mi fa: per Natale preferisci le lasagne coi carciofi o… Qui ho pensato: Gesù benedetto e misericordioso, grazie che le hai fatto cambiare idea su questa cosa dei carciofi! Ma lei conclude la frase dicendo: o le crespelle ai carciofi? Ho pensato: e che cazzo, Gesù! Come vuoi, le ho detto con disinteresse, lasciando l'abitazione. Credevo proprio che il periodo dei carciofi fosse finito.