Come sono andate veramente le cose tra la rana e lo scorpione (1179)

Una rana sta nei pressi di un fiume, quando arriva uno scorpione, che le dice: «Per favore, amica rana, fammi salire sulla tua schiena e portami sull'altra sponda». La rana risponde: «Fossi matta! Così appena siamo in acqua mi pungi e mi uccidi!». «E per quale motivo dovrei farlo?» le dice lo scorpione, sconcertato «Ragiona: se ti pungessi, tu moriresti, e io, non sapendo nuotare, annegherei. Dico bene?». La rana ci pensa su e giudica sensato il discorso dello scorpione, così decide di dare il passaggio allo scorpione ma, quando sono in mezzo al fiume, lo scorpione effettivamente punge la rana. La rana, allora, dice allo scorpione: «Ma perché lo hai fatto?!». Lo scorpione allarga le zampette come a dire «Così è la vita». E allora la rana: «Ma no, lo so io il perché: perché è nella tua natura!». E lo scorpione: «Eh?». E la rana: «Mi hai punto perché è nella tua natura, non puoi farne a meno, sei fatto così! Ne possiamo tutti trarre un grande insegnamento morale, almeno». «No,» dice lo scorpione «veramente mi manda Jeffrey». «L'opossum?» dice la rana, stupita. «Lui» dice lo scorpione. «Ma… ancora per quella storia dei vermi?» dice la rana. «Dice che erano i suoi vermi» dice lo scorpione. «Non erano suoi! Li avevo trovati prima io e mi ero solo allontanata un attimo per recuperare un sacchetto!» dice la rana. «Senti,» dice lo scorpione «che ti devo dire? Secondo Jeffrey erano suoi e mi dà un chilo di artropodi freschi per farti fuori». «E cosa te ne fai degli artropodi, testone? Ora moriremo entrambi!» dice la rana. «Tu annegherai! Non sai nuotare!» dice la rana. Ma lo scorpione: «Veramente ho preso lezioni di nuoto, prima di questo incarico» e dopo aver detto questo salta giù dal dorso della rana agonizzante e se ne va nuotando, pure in bello stile. Secondo un'altra versione della favola, invece, un castoro arriva a recuperare lo scorpione dopo che ha punto la rana e lo riporta a riva. Sembra che la rana abbia detto al castoro: «Amico castoro, porta a riva anche me, forse siamo ancora in tempo per iniettarmi l'antidoto e salvarmi!». E il castoro: «Sono Timothy, il cugino di Jeffrey l'opossum». E la rana: «E che cazzo». Secondo una versione più snella e per alcuni più verosimile, lo scorpione arriva mentre la rana è nei pressi della sponda del fiume e le dice: «Ehi, rana!». La rana si volta e lo scorpione la punge più volte all'addome dicendo: «Questo è da parte di Jeffrey l'opossum per quella storia dei vermi», e se ne va. Secondo un'altra versione, le dice: «Questo è da parte di Jeffrey l'opossum ma non per quella storia dei vermi!». E la rana, agonizzando: «E per cosa, allora?!». Un'altra versione dice che lo scorpione abbia sparato alla rana, senza pungerla, e che la rana abbia detto: «A cosa ti serviva la pistola, sei uno scorpione?!». E lo scorpione: «Ma ho sentito dire che se ti pungo muoio, perché il mio pungiglione è attaccato ai miei visceri e siccome è fatto a uncino e resta conficcato nel derma, ci restano anche i visceri». E la rana: «Quelle sono le api, cretino! E poi io non ho il derma!». E lo scorpione: «Ah sì?». Ce n'è anche una in cui la rana annega e così pure lo scorpione, che però non l'aveva neanche punta. Si è pensato a un malore della rana. Sembra che Esopo abbia scritto quarantanove versioni diverse della favola, finché il suo editore lo ha fermato dicendo: «Esopo, è sufficiente, passa ad altri animali o insetti, per favore». Esopo allora ha detto: «Sto scrivendo la favola della formica e della cicala». E l'editore, interessato: «Mm, di cosa parla?». E Esopo: «C'è una cicala che deve attraversare un fiume…». E il suo editore: «Esopo, dai». E Esopo: «Va bene».

11.6.23