Così sottile (1357)

Il muro della mia camera da letto è sottile. Solo uno, non so perché: quello che confina con la camera da letto del mio vicino. Ed è così sottile che quando gli vibra il cellulare penso sia il mio. A volte è il mio. Il muro è così sottile che a volte vibra il suo, ma il messaggio arriva a me. Così sottile che a volte è il suo, e il messaggio arriva a lui, ma rispondo io. Così sottile che lui dorme e io russo, anche se sono lì, a letto, sveglio. Così sottile che a volte mi addormento con la mia gatta e mi sveglio col suo cagnolino. Così sottile che lui, in realtà, nemmeno ce l'ha un cagnolino. Così sottile che, senza dover uscire di casa, glielo restituisco (e lui, a me, la gatta). Non so perché abbiano fatto un muro così sottile. Potevano farlo un po' più spesso. Forse uno dei muratori l'ha anche detto, dopo averlo tirato su: «Dovremmo farlo più spesso». E gli altri hanno detto: «Sì, è divertente». E così il muro è rimasto sottile. Ed è così sottile che il mio vicino lo sento quando ha la tosse. Anche poca. E tanto è sottile che me l'attacca. Oppure lo intravedo quando si muove, o vedo soltanto l'ombra sul mio armadio. E spesso, quando suona la sua sveglia, mi alzo io, e vado io al lavoro, dico il suo. Che quando i suoi colleghi mi vedono arrivare, ridono e dicono: «Ancora? E fatelo sistemare, 'sto muro». Ma finora lo abbiamo lasciato così, e sono già degli anni. Non ci dà troppo fastidio, si vede. Quando a volte ci incontriamo, giù in strada, o nei garage, ci salutiamo con un cenno. Non parliamo mai della sottigliezza del muro. Non parliamo di niente. Ecco, giusto se poi magari arriviamo alle rispettive macchine, e uno dei due si fruga in tasca e impreca, l'altro si avvicina e gli porge le chiavi, allora «grazie» dice uno, «ma ti pare» risponde l'altro.

15.11.24