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Al supermercato a due passi da me una signora comincia a litigare con il marito. Una coppia sui sessanta o settanta o ottanta, difficile dirlo senza tagliarli nel mezzo e contare i cerchi. Lui indossa una giacca blu, pantaloni marroni e tiene in mano il sacchetto del pane. Lo stringe a sé come un giocatore di football americano farebbe con l’ultima palla nell’ultima mischia mentre una dozzina di bisonti idrofobi cerca di strappargliela via. Lei ce l’ha con lui per qualcosa che ha o non ha fatto mentre lei invece a suo dire faceva tutto, e il pane c’entra, anche se non capisco precisamente come, ma sembra che per lui sia importante. Incassa tutti i rimproveri senza aprire bocca, senza nemmeno guardarla. Poi, quando la tempesta finisce, mentre lei è distratta, si allontana. Mentre lo guardo imboccare la corsia dei biscotti penso: ora mia cara signora avrà una bella sorpresa quando si volterà e vedrà che il suo agnellino sacrificale se l’è svignata. Infatti a un certo punto lei ricomincia a rimproverarlo, poi si gira e quando vede lo spazio vuoto dove prima c’era il marito impreca. So che se prendessi un cestello e la schiacciassi imprigionandola come un insetto lui non sarebbe contento. Abbiamo bisogno di qualcuno che ci renda la vita impossibile. Ma fino a qui, ok. Poi però il destino decide di regalarmi qualcosa. A una distanza di una decina di metri c’è un signore quasi di spalle che non è il marito della signora ma che è in tutto e per tutto simile a lui: giacca blu, pantaloni marroni, cespuglio di capelli bianchi e, dettaglio sublime che si nota appena, sacchettino del pane stretto tra le braccia. Apriti-o-cielo. La signora lo vede e dice, testuale, no ma è rimbambito. Quindi si dirige verso di lui come un piccolo furibondo aereo giapponese a Pearl Harbor. Comincia ad apostrofarlo dalla distanza e quando arriva a tiro gli strappa il sacchetto del pane dalle mani e lo appoggia rabbiosamente sul nastro della cassa urlando «e metti giù questo cazzo di pane!». Solo che, per l’appunto, il poverino non è il marito. Quando la signora se ne accorge si scusa e si mette a ridere, e così, per sua fortuna, penso, il tizio. Se la ridono per un po’, quindi la signora torna verso di me, ridacchiando e scuotendo la testa, riprende la sua posizione in coda, dove nel frattempo è tornato il marito e, dopo qualche istante di silenzio, tornando seria, gli dice: «Si può sapere perché non stai mai dove ti lascio?».

22.11.18