Dovrebbe essere proibito prendere in giro chi si avventura in una lingua straniera. Una mattina, mentre per sbaglio ero sceso dalla metro in una stazione azzurra uguale alla sua, con un nome che somigliava alla stazione vicino a casa sua, le telefonai dalla strada e le dissi: arrivando lì sto quasi. Mi resi conto immediatamente di aver detto una stupidaggine, perché la professoressa mi chiese di ripetere la frase. Arrivando lì sto quasi… C’era forse qualche problema con la parola quasi. Solo che, invece di farmi notare l’errore, me lo fece ripetere, ripetere, ripetere, e poi scoppiò in una risata che mi fece sbattere giù il telefono. Quando mi vide alla porta di casa sua la colse un altro attacco, e più tentava di trattenere le risate nella bocca chiusa, più le tremava il corpo intero. Alla fine mi disse di aver capito che sarei arrivato a poco a poco, prima il naso, poi un orecchio, poi un ginocchio.
Budapest, C. Buarque