Gli esseri umani sono difficili, magari fossero semplici come i gatti. Alla fine se a un gatto dai: cibo, acqua, assistenza sanitaria, un riparo, libertà, giochi, tutte le coperte, tappeti su cui vomitare, un posticino nel letto (magari proprio il tuo posticino?), gambe su cui scaldarsi e divani su cui farsi le unghie e viceversa, tiragraffi, computer portatili su cui dormire, libri da sgranocchiare, ispezione di e pernottamento in tutte le scatole di cartone che entrano in casa, davanzali su cui prendere il sole, pesciolini d’argento da tormentare, cibo, attenzioni, disponibilità h24 per ogni emergenza, tipo, che so, mi annoio, intrattenimento fatto di inseguimenti (così ti muovi un po’ anche tu) e animazione di oggetti inanimati possibilmente all’interno di una narrazione strutturata rinnovabile (topolini di peluche attaccabrighe?), una lettiera sempre pulita e profumata come se nessuno ci cagasse dentro, compagnia, parole amorevoli, spazzolatura, servizi fotografici, adorazione incondizionata e cibo, il gatto ti vuole bene.