Oggi al supermercato stavo scegliendo dei pomodori quando un bambino che avrà avuto sì e no dieci anni si è avvicinato e mi ha chiesto se Green book fosse arte. I bambini sono incredibili, con il massimo candore ti sottopongono i quesiti più complessi.
«Che cos’è Green book?» gli ho chiesto.
«Un film».
«Trama?».
«Un bianco omofobo accompagna un omosessuale nero».
«Dove lo accompagna?».
«Non so dove, non l’ho ancora visto».
«Comunque stai attento, perché se c’è un nero il tema potrebbe essere il razzismo, e se il nero è gay il tema potrebbe essere il razzismo omofobo. Ricorda che l’arte non ha mai un tema, né un messaggio. Per caso il nero è anche ebreo?».
«Non saprei».
«Donna?».
«No, non mi sembra».
«Be’ comunque sembra più un servizio delle Iene che un’opera d’arte, ti pare?».
«Penso di sì».
«Che altro danno?».
«Momenti di trascurabile felicità».
«Ah. Con chi è?».
«Pif».
«Mmm».
«Pif è arte?».
«Ah ah. No, figliolo. Poi?».
«Un film di Veltroni».
«Veltroni sembra una brava persona, ma non credo basti per fare arte».
«Temo di no».
«Poi?».
«Una commedia sulle unioni gay».
«Ancora?».
«Ma è una commedia».
«Non importa, è lo stesso film di prima. Gay e basta?».
«Credo di sì».
«Vabbè. Poi?».
«Asterix».
«Uhh, forte Asterix».
«Sì».
«Be’, allora direi che non ci sono più dubbi, vai a vedere quello.».
«Ok! Grazie mille, signore».
«E di che? È stato un piacere».