Sono tornato ora dai festeggiamenti per la vittoria della Juventus di mercoledì sera. Dopo la partita stavo per andare a letto a leggere Il titolo di questo libro è segreto, quando ho sentito suonare il citofono. Sono andato a sentire chi fosse, erano Roberto, Paola, Carla e Piero, mezzi ubriachi, con le facce dipinte di bianco e nero, che mi dicevano, anzi a dire il vero mi urlavano: «Vieni, andiamo a festeggiare!». «Ma è tardi» ho protestato guardando l’orologio e sorseggiando la mia camomilla. «Dai dai,» mi hanno detto loro «beviamo una birretta e ti riportiamo a casa». L’ultima volta che qualcuno mi ha detto beviamo una birretta e ti riportiamo a casa mi sono ritrovato su un turboelica sopra Volgograd. Comunque sono andato. Mio nonno diceva sempre che sei vecchio quando degli amici ubriachi ti chiedono di unirti a loro e tu rifiuti. Lui in effetti è morto giovane, possiamo dire. Risultato: sono tornato adesso. Ed erano soltanto gli ottavi di finale. Abbiamo bevuto blanc de blancs e abbiamo pianto rivedendo le lacrime della fidanzata di Cristiano Ronaldo dopo il suo terzo gol. «Nessuno ha mai pianto per me» ha detto Piero, piangendo, mentre prendevamo posto sull’aereo. «Io ho pianto per te» ha detto Paola. «Quando?» ha chiesto Piero. «Quando mi hai lasciato» ha detto Paola. «Veramente mi hai lasciato tu» ha detto Piero. Al che Paola si è girata verso di me e, coprendosi la bocca con la mano, ha detto: «Ops».