Bollettino.
1. Pensavo: come cambia la vita. Un mese fa stavo valutando se comprare un Blanc de noirs del 2008, oggi un saturimetro.
2. Anche un pigiama. Forse dovrei prendere tutto un kit per un eventuale ricovero in ospedale: vestaglia, pigiama, retina per capelli, pantofole, Ddt (per i vicini di letto) e mascherina (per dormire).
3. In fondo oggi quando ho scelto che vestiti indossare ho preso dei pantaloni e poi li ho rimessi nell’armadio pensando: no, questi sono belli, li tengo se devo andare in ospedale.
4. Ho visto un documentario sulla quarantena di Wuhan. Andavano a prendere un tizio positivo al tampone. A casa sua. Per farlo salire su un furgoncino e portarlo in un ospedale della febbre. Lui non ci voleva andare, chiaramente, ma poi c’è andato, non è che in Cina stanno lì a contrattare. Io comunque ho pensato solo: che capelli sporchi, allora è così che ti riduce la Covid.
5. Ogni volta che parlando con qualcuno dico Wuhan, penso a Uan.
6. Ogni volta che vado a dormire penso che uno dei più grandi momenti di felicità della mia vita è stato tanti anni fa, che ero a letto, fuori pioveva, e il giorno dopo era domenica e non dovevo andare a scuola.
7. Forse non è stata questa gran vita. Però mi è piaciuta.
8. Oggi invece un momento di felicità è il bollettino delle 18 della protezione civile, che è ormai un appuntamento quotidiano. Be’, felicità, diciamo che quando finisce ci resto sempre male. Mi piace perché ci sono delle persone che fanno delle domande e ci sono delle persone che danno delle risposte. Mi piacciono tantissimo le domande, e anche le risposte. Quando l’emergenza sarà finita, e intendo dire quando saremo tutti morti, o più verosimilmente solo io, mi mancherà.
9. Mi mancherò anch’io.
Fine del bollettino. A domani. (Forse).