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Stamattina alle sei esco per fare la mia consueta attività motoria fino al bidone della spazzatura, quando scorgo sul marciapiede un tizio senza mascherina. Mi avvicino e gli dico: sei senza mascherina, amico, qual è il problema? Lui mi guarda e allora mi accorgo che ha gli occhi arrossati e deve quindi aver pianto a lungo, oppure ha un’iperemia congiuntivale causata da un coronavirus, avrebbe senso. Considerate la temperatura, l’umidità e la velocità del vento, dati che controllo sempre prima di uscire, mantengo una distanza di tre virgola trentuno metri. Con voce piagnucolante lui mi dice: non trovo più la mia mascherina. Gli lancio una bacca, che prende al volo, mastica e inghiotte. Gli dico: ne hai sentito il sapore? Fa segno di sì con la testa e apre la bocca per averne un’altra. Le ho finite, gli dico mostrando le palme vuote (lui chiude la bocca, tira su col naso e fa spallucce come a dire tanto non mi piacevano), poi col mio bastone da passeggio allungabile gli gratto un po’ la schiena per rincuorarlo e con tono gentile gli chiedo: ti ricordi dove l’hai vista l’ultima volta? E lui: sì. E io: e quando è stato? (Bisogna avere pazienza). E lui: al bar. E io: questa è la risposta alla domanda “dove è stato?”, mascherino, io ti ho chiesto “quando?”. E lui: prima. E io: prima quando? C’era la luce, c’era il buio, c’era… E lui: buio. E io: va bene, quindi diciamo che l’ultima volta che hai visto la tua mascherina è stato al bar, ieri sera. Che cosa stavi facendo? Te lo ricordi? E lui: sì. E io: cosa? Stavi studiando? (Fa segno di no) Stavi controllando che tutti avessero la mascherina e mantenessero il distanziamento sociale? (Fa segno di no) Stavi lavorando? (Fa segno di no) E cosa stavi facendo, allora? E lui: la movida. E io: ah, la movida, bene. E mentre facevi la movida ce l’avevi, la tua mascherina? Ma qui smette di rispondere e si mette a piangere, cosa che interpreto come un no. La più probabile ricostruzione è che sia uscito con la mascherina sulla testa, si sia vantato con gli amici che tanto il virus non esiste o che ammazza solo i vecchi di merda eccetera e poi, dopo qualche drink l’abbia appallottolata e lanciata su un albero o in faccia a un amico per impressionare una ragazza (o l’amico stesso). Alla fine gli dico: senti, te la do io una mascherina nuova, va bene? Lui smette di piangere, mi guarda e fa segno di sì con la testa. Prendo una mascherina dalla tasca, una FFP3 con valvola e mirino e la scritta Fortnite, ancora sigillata, e gliela mostro. Ti piace questa? Lui annuisce febbrilmente. Bene, gli dico, ora te la lancio. E lancio la mascherina a qualche metro di distanza. Lui si volta e si muove verso la… be’, il resto è ovvio: quand’è di schiena lo infilo in un sacco, poi il sacco in un altro sacco e poi tutto quanto nel cassonetto, torno in casa, faccio colazione con caffè biologico e clorexidina e segno un’altra x sul grande tabellone che ho in soggiorno.

28.5.20