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Guardo il cellulare, chiamata persa di mia madre. La chiamo, non risponde. La chiamo a casa, occupato. Lascio perdere. Dopo un po’ mi arriva un messaggio: è lei che dice: richiamami. La richiamo: non risponde. Chiamo a casa: occupato. Vado a vedere se nella mia fuciliera ci sono dei fucili: non ci sono. Cerco un cappio, non lo trovo. Del cianuro, nemmeno. Scrivo la solita lettera al papa, Caro santo padre volevo sapere come sta e se ha tutto quello che le occorre eccetera eccetera. Dopo un po’ mia madre richiama. Le dico: quale buon vento! Lei: eh? Io: spiegami una cosa. Lei: spara. Io: mi scrivi con il tuo cellulare «richiamami». Lei: sì. Io: ti chiamo su quello stesso cellulare dopo zero virgola zero tre secondi. Lei: sì. Io: ma tu non rispondi. Lei: no. Io: com’è possibile? Lei: che cosa? Io: com’è possibile che tu non risponda, cioè, quanta distanza potrai mai aver messo tra te e il telefono in zero virgola zero tre secondi? Chi sei, Bolt? Lei: ero al telefono. Io: ma come eri al telefono? Mi hai scritto «richiamami». Lei: sì, te l’ho scritto mentre ero al telefono. Io: ah, ho capito. Lei: bene, sono contenta che abbiamo risolto. Io: e senti un po’. Lei: dimmi tutto, tesoro. Io: secondo te che cosa succede se scrivi a una persona di richiamarti? Lei: ma no è che io vedi insomma stavo… Io: che. cosa. succede. Lei: ehm, uhm… Io: ti aiuto? Lei: sì. Io: succede che ti? Lei: che ti? Io: che ti ri? Lei: che ti ri? Io: che ti richià? Lei: che ti richià? Io: che ti richiammmm. Lei: a! Io: esatto! Lei: ho indovinato. Io: sì. Ma c’è un secondo quesito per te, mamma. Lei: oh no. Io: cosa succede se mentre quella ti richiama tu sei al telefono con un’altra persona? Lei: silenzio. Io: su su. Lei: mmm. Io: allora? Lei: mi dici perché ogni volta che parlo con te mi sento una rimbambita? Io: è la medesima mia sensazione. Per caso a scuola hai ripetuto qualche classe? Lei: no. Io: ti mettevano un cappello conico sul capo? Lei: no. Io: molto strano.