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La mia amica Paola mi ha chiesto di dirle una cosa che mi rende felice, era per un gioco, o un test, non lo so. Mi ha telefonato alle tre di questa notte e mi ha detto: scusa, ti disturbo? Ci mancherebbe, le ho detto io. Volevo farti una domanda per un gioco, mi ha detto. O un test, le ho detto io. Spara, le ho detto poi. Sicuro che non ti disturbo?, mi ha chiesto. Sicuro, le ho detto. Guarda che se ti disturbo, se stai facendo qualcos’altro, ti chiamo un’altra volta, ha detto lei. In realtà ero qui a pensare: è un po’ che non sento Paola, le ho detto, e in quel preciso istante hai chiamato. Davvero?!, ha detto lei. No, le ho detto io. Vai col test, le ho detto poi. Ok, ha detto lei, dimmi una cosa che ti rende felice. Mm, ho detto io, la… Magari ci vuoi pensare un attimo, ha detto lei. No no, ho detto io, lo so: la colazione, ho detto. La colazione?, ha detto lei, scettica, forse sconvolta. Sì, le ho detto, la colazione mi rende proprio felice, apro gli occhi la mattina e penso: uh, la colazione! Oppure vado a letto la sera e penso: uh, domani faccio colazione! A volte vado a letto un po’ prima, sperando di addormentarmi subito, perché quando mi sveglierò ci sarà il momento della colazione, le ho detto, oppure nel bel mezzo del pomeriggio penso: potrei quasi fare colazione, e spesso la faccio, e sono felice. Qui Paola è rimasta un attimo in silenzio, e allora anch’io. Stavo quasi per addormentarmi, poi lei mi fa: ma che colazione fai, scusa? E io: Una tazza di orzo solubile e sei biscotti. Ancora silenzio. Un bel po’ di silenzio, tanto che mi sono addormentato, credo, e quando mi sono svegliato, questa mattina, Paola aveva messo giù.