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Sta di fatto che durante una delle mie passeggiate solitarie l’altro giorno incontro la mia amica Paola, anche lei che passeggia. Anche tu passeggi?, mi chiede. Certo, le dico. E da quando?, mi chiede. Da tre giorni, le dico. Ma perché non passeggiamo insieme, qualche volta?, mi dice. Ok!, le dico. E così ci accordiamo per fare una passeggiata e ieri alle sei vado sotto casa sua e suono il campanello, come da accordi. Paola scende in tenuta da runner. Credevo di far due passi per il centro, le dico mostrando i miei pantaloni normali e la mia polo normale e soprattutto le mie scarpe di tela normale completamente prive di qualunque tipo di comfort o ammortizzazione. Paola, facendo una specie di riscaldamento saltellando sulle sue scarpe aerodinamiche e gommatissime, poi piegando prima una gamba e poi l’altra e compiendo altri esercizi di stretching, mi fa: pronto? Io: sì, dove andiamo? Lei: di qua. A quel punto cominciamo a camminare e a chiacchierare. Camminiamo lungo viali, strade, stradine, in zone residenziali, attraversiamo un piccolo parco, un parco giochi, tagliamo per viuzze, eccetera. Poi Paola dice: tagliamo di qua. E scendiamo lungo una stradina seguendo un marciapiede che poi finisce. A quel punto stiamo camminando sull’asfalto, lungo il ciglio della strada. Le dico: siamo in strada come due macchine, Paola. Paola ride. Per di qua, dice poi, e passiamo in mezzo a dell’erba e su dei sassi e poi in una zona con case diroccate, ci sono degli spacciatori che ci guardano, io sorrido come a dire: togliamo subito il disturbo, sorry. Di qua, dice Paola a un certo punto, indicando il cortile di un’abitazione. Della gente sui balconi ci osserva. Qualcuno chiama la polizia. Entriamo in un palazzo. Scendiamo delle scale. Prendiamo l’ascensore. Usciamo da una porta sul retro, poi ancora un pezzo in strada, scavalchiamo un muretto, facciamo una salita, scappiamo da un cane, attraversiamo un boschetto, guadiamo un torrente, facciamo un ponticello, passiamo in mezzo a delle erbacce, sbuchiamo su una pista ciclabile, evitiamo tre anziani, attraversiamo il parcheggio di un supermercato, poi una strada provinciale, un benzinaio chiuso, e infine eccoci di nuovo in mezzo alle abitazioni, alla gente. Stanco?, mi fa Paola. Vorrei sdraiarmi in quella pozzanghera, le dico indicando una pozzanghera immensa che riflette il cielo stellato anche se è giorno. Lei ride, poi mi accompagna fin sotto casa mia. Ne abbiamo fatti di chilometri, dice togliendosi delle spine dal polpaccio. Sì, dico io togliendomi un chiodo da un piede. Be’ quando vuoi camminare fammi un fischio, mi fa. Ok, le dico. E la guardo correre via.

2.9.21