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Come forse saprete oggi è una giornata che ha un significato particolare per milioni di ebrei: il mio compleanno. È con queste parole che stamattina mi sono presentato alla scuola materna Gustavo Thoni di Limbiate, dove presentavo il mio romanzo Il bambino con infezioni ai tessuti molli. Relatrice: la bidella Duccia. Questo perché la mia amica nonché rettrice del suddetto asilo Giulia Thoni (i Thoni sono un’importante famiglia di Limbiate, grazie all’impero fondato su una catena di quindici pasticcerie, tutte a Limbiate, sempre piene) non c’era in quanto, mi è stato riferito, non ha mai lavorato al Thoni ma ha sempre lavorato alla pasticceria Thoni di via Thoni (molto importante). La presentazione è andata bene, i bambini hanno fatto molte domande, anche se non sempre si capiva cosa dicevano e quando si capiva erano piuttosto stupide.
«Credo siano i bambini più stupidi che abbia mai conosciuto» ho detto a Duccia mentre mi riaccompagnava alla stazione della metro in Porta Genova.
«Scenderà mai dalla mia automobile?» ha risposto Duccia.
«Non appena si ferma, Duccia» le ho detto.
«Ma è lei che guida» ha detto Duccia, o almeno credo, dal bagagliaio le sue parole sembravano più che altro gorgoglii.
Una volta tornato a San Paco sono passato dai miei. Mia madre mi ha accolto dicendo «Eccolo! Stavo giusto dicendo a tuo padre che ventisette anni fa ero la donna più felice del mondo!».
«Ma io non ho ventisette anni» le ho detto.
«Lo so,» ha detto lei. «Ora, tornando a quanto ti stavo dicendo, ventisette anni fa ero la donna più felice del mondo e...».
«Mi hai fatto una torta?».
«Ma certo» ha detto lei.
«Al limone, come ti avevo espressamente chiesto?».
«Sicuro».
«E dove sta?».
«Qui» ha detto massaggiandosi la pancia.
«Auguri figliolo» ha detto allora mio padre spostandosi con tutto il divano verso di me, tirandosi dietro il mobile tv con la tv che dava un film su Netflix, di cui è dipendente.
«Grazie papà».
«Trentanove anni fa ero la donna più felice del mondo».
«Guarda che è l’altro tuo figlio che ha trentanove anni».
«Oh, mi scusi, ho preso un abbaglio» ha detto lui facendo un lieve inchino e poi allontanandosi con divano e tv.
Una volta a casa mi sono seduto sul divano e ho telefonato alla compagnia del gas. Mi sono lamentato delle ultime bollette, del costo del gas in generale. Mi lamento sempre con le grandi compagnie, il giorno del mio compleanno. Esordisco dicendo che è il mio compleanno, oppure lo notano loro quando fornisco il codice cliente. Allora lasciano che mi lamenti. Sono molto gentili e mi raccontano aneddoti personali. Mi danno anche suggerimenti. È la parte che preferisco. Mi stappo una birra, apro un sacchetto di patatine e talvolta, mentre mi parlano, mi addormento, e quando mi sveglio vedo che mi hanno messo a letto e rimboccato le coperte e lasciato una bombola del gas in caldo nel forno tiepido, per la colazione.

27.1.22