Oggi ho preso un caffè con il mio amico Giorgio. Veniva direttamente dallo studio del suo medico di base, il dottor Melfi, mentre il mio dottore è il dottor Valdano. Giorgio mi ha detto che il dottor Melfi non lo ascolta. Ho detto a Giorgio che neanche il dottor Valdano mi ascolta. Giorgio ha detto che prima, quando ancora nello studio del dottor Melfi non c’era il computer, il dottor Melfi lo ascoltava, lo visitava, ma da quando c’è il computer il dottor Melfi, mentre Giorgio espone i suoi malanni, non fa altro che trafficare con il computer. Febbrilmente, ha detto Giorgio. Ho detto a Giorgio che anche il dottor Valdano, da quando c’è il computer, invece di ascoltare e visitare traffica con il computer. Febbrilmente, ho aggiunto. Giorgio ha annuito e ha ordinato una caraffa d’acqua fresca. «Sai, devo bere» mi ha detto. «Se non bevo mi fibrilla il cuore» mi ha detto.
«Non abbiamo caraffe, abbiamo solo l’acqua in bottiglietta» ha detto la cameriera.
«Non lo vedi che gli fibrilla il cuore?» ho detto io. «Non potresti mostrare un po’ di tatto?».
«Non importa» ha detto Giorgio controllando le pulsazioni sull’Apple watch. «88» ha detto. «95» ha detto. «64» ha detto.
«Posso tagliare la parte superiore della bottiglietta, piegarla e incollarla sulla bottiglietta come fosse un manico,» ha detto la cameriera «in questo modo somiglierebbe a una caraffa».
«Davvero lo faresti?» ha chiesto Giorgio.
«No» ha detto la cameriera.
«107» ha detto Giorgio.
Poi, quando la cameriera se n’è andata, Giorgio si è acceso una sigaretta, quindi ha bevuto il suo caffè.
«Sarà il caldo» gli ho detto mentre mi soffiava una nuvola di fumo in faccia.
«Il dottor Melfi ha detto che sono disidratato, che devo bere» ha detto Giorgio.
«Sì, me l'hai appena detto. Anche il dottor Valdano lo ha detto» ho detto io.
«Che sono disidratato?» ha chiesto Giorgio.
«No, che lo sono io» ho detto io.
Giorgio mi ha detto allora che il dottor Melfi, mentre lui gli espone i suoi sintomi, gioca a campo minato. Gli ho detto che anche il dottor Valdano gioca a campo minato invece di ascoltarmi, o visitarmi. Giorgio ha detto che il dottor Melfi non è molto bravo, come medico, ha sentito molte persone lamentarsene, ma il suo record a campo minato livello esperto è di 38.42 secondi. Ho detto che il record del dottor Valdano è di 41.06 secondi, e che come medico lascia un po’ a desiderare. Gli ho chiesto se il dottor Melfi ha ancora dei posti liberi, perché vorrei un medico più veloce a campo minato. Giorgio mi ha detto che non lo sa, ma che pensa comunque di cambiare e di passare alla dottoressa Calori, che ha un record di 36.22 secondi. A quel punto è tornata la cameriera. Aveva l’acqua in una caraffa.
«Quanti litri sono?» ha chiesto Giorgio mentre la cameriera posava la caraffa e un grosso bicchiere sul tavolino.
«Non lo so. Uno, penso» ha detto lei.
«Devo bere cinque litri d’acqua al giorno» ha detto Giorgio.
«Li devi bere tutti adesso?» ha detto la cameriera.
«Prima li bevo e meglio è,» ha detto Giorgio «me lo ha detto il dottor Melfi».
«Il dottor Melfi?» ha detto la cameriera alzando un sopracciglio.
«Sì. Che ha che non va?» ha chiesto Giorgio.
«Niente, niente. Ma dicono che a campo minato non scende sotto i 38 secondi, non ci è mai riuscito» ha detto la cameriera mettendo le tazzine del caffè sul vassoio.
«38 non è male, no?» ho detto io.
«Non so,» ha detto la cameriera «il dottor Pinzi ha 35.31».
«Balle» ha detto Giorgio versando l’acqua nel bicchiere e buttandolo giù d'un fiato.
«Sta appeso fuori dal suo studio» ha detto la cameriera.
«Senti,» ho detto io alla cameriera «puoi portare altre quattro caraffe d’acqua al mio amico? È molto disidratato».
«Ho solo quella caraffa» ha detto lei.
«Puoi riempirla altre quattro volte, dopo che ha finito di bere?» ho detto io mentre Giorgio tracannava il suo secondo bicchiere.
«Posso riempirla tutte le volte che vuole» ha detto lei alzando le spalle.
«Ottimo» ho detto io. «Credo che ci troveremo molto bene in questo bar, vero Giorgio?».
Giorgio ha annuito mentre beveva un altro bicchiere.
«Sono vent'anni che venite qui» ha detto la cameriera.
«Presto,» ho detto io facendole segno di spicciarsi «la prima caraffa sta per terminare!».