Una sorpresa (1126)

Due giorni fa invece ho preso un aereo. L'aereo è partito con molto ritardo e mi sono ritrovato a volare a mezzanotte, che è stato bello, anche se volare per me è solitamente un'esperienza di pre-morte, morte, post-morte e rinascita con reincarnazione in me stesso, ma più stanco. Guardavo fuori dal finestrino e pensavo: siamo troppo bassi. Volevo anche dirlo al comandante ma purtroppo non si può. Così l'ho detto a una hostess, Sabrina. Sapevo che si chiamava Sabrina sia perché ce l'aveva scritto sul cartellino appeso alla camicetta, sia perché quand'ero salito sull'aereo le avevo chiesto se potevo andare al bagno e lei mi aveva detto sì e mi aveva custodito il trolley e io avevo pensato che era gentile come mia cugina Sabrina, una delle persone più gentili che conosca. Ho fatto un cenno a Sabrina, ho indicato il finestrino alle mie spalle e ho detto: Sabri, non è che stiamo volando un po' bassi? Sabrina ha dato un'occhiata fuori dal finestrino, benché dal corridoio fosse quasi impossibile, credo, e ha detto: no, Joey, tranquillo, è l'altezza giusta per quando hai un foro nella carlinga. Cosa?, ho detto io. Tranquillo, mi ha detto lei, e io mi sono tranquillizzato. A un certo punto il comandante ha annunciato che avrebbe cominciato le manovre per l'atterraggio nonostante fossimo ancora a un'ora dall'arrivo. Per una scommessa tra piloti, ha precisato. Il tizio seduto di fianco a me scuotendo la testa ha commentato: incredibile. Io gli ho detto: può scendere dal velivolo, se non le sta bene. Lui non mi ha risposto e si è messo a dormire con il laptop sulle ginocchia, che io gli ho rimboccato. Più tardi passa Sabrina con un'altra hostess e il carrellino. Joey?, mi chiede. Vorrei una bottiglietta d'acqua e un KitKat, Sabri, le ho detto. Lei me li ha passati, io le ho passato la carta di credito del tizio di fianco a me, lei mi fa un cenno come a dire: offre la casa. Grazie!, le ho detto io con gratitudine. Che belle le cose gentili, ho pensato. Poi mi sono messo il KitKat in tasca perché l'avrei mangiato più tardi in macchina, in autostrada. E infatti quando un paio d'ore dopo mi ritrovo in macchina, in autostrada, mi ricordo improvvisamente del KitKat e mi sento felice: è vero, penso, ho il KitKat! Per quello lo avevo preso anche se non mi andava di mangiarlo al momento: per farmi una sorpresa. Prendo la giacca e sfilo il KitKat dalla tasca, ma con grande dolore mi accorgo che è mezzo sciolto. Oh no, penso, e dopo aver valutato di mangiarlo lo stesso, rinuncio all'idea e penso solo a come sbarazzarmene. Chiaramente lanciarlo dal finestrino a 160 all'ora è un'opzione sempre valida, ma non sopraggiunge nessuno, così decido di metterlo nel vano della portiera, non so come si chiami, quello dove metti i cd e tutte le cose che non sai dove mettere: cartacce, biglietti dei parcheggi, gomme da masticare masticate. Così lo metto lì e riprendo a guidare e ovviamente me ne dimentico. Arrivato a casa è notte, lascio la macchina nel parcheggio, poi dopo la notte viene il giorno, con il giorno viene il sole, l'abitacolo raggiunge i 75 gradi, poi notte, poi di nuovo il sole, eccetera. Chissà. Questo mi ricorda quando ho dimenticato in macchina un Vhs preso a noleggio, il mese scorso. Qui a San Paco c'è un videonoleggio che ha ancora solo Vhs, è il negozio del signor Pascelli, ci vado da quando ero bambino. La cassetta era finita sotto il sedile della macchina e quindi l'ho riportata con un mese di ritardo. Il signor Pascelli mi fa: devo farti pagare il ritardo, Joey. Va bene Arturo, gli dico. Chiamami signor Pascelli, mi fa lui. Ok, gli dico. Senti, ti faccio un prezzo da amico, mi fa. Grazie signor Pascelli, gli dico. Qui lui calcola e un po' e alla fine dice: 90 euro. Fortuna che ce li avevo giusti giusti nel portafogli perché il signor Pascelli accetta solo contanti.

21.8.22