Sognare (1131)

Oggi sono andato a mangiare dai miei. Verso ora di pranzo mia madre mi chiama e mi fa: Vuoi venire a pranzo? No, forse vado al cinese, le dico. Ok!, mi dice lei. Poi mette giù. Due minuti dopo richiama. Ti ho fatto le tagliatelle col ragù, dice. Va bene, va bene, le dico, e dieci minuti dopo sono seduto al tavolo con loro. Come antipasto mia madre ha preparato panini col prosciutto. Vuoi un succo di frutta?, mi dice mettendo sul tavolo nove tipi diversi di succo. L'acqua va bene, grazie, le dico, e lei mette sul tavolo nove tipi diversi di acqua. Questa è al succo, mi dice indicandone una viola. Questa è al panino al prosciutto, mi dice indicandone un'altra. Grazie, le dico. Poi arriva con le tagliatelle. Queste sono per te, mi dice. Ma quante ne hai fatte?, le chiedo. Due etti, mi fa lei. Per questo hai dovuto metterle in una bacinella?, le chiedo. Lei sorride. La guardi la corsa di bici?, mi chiede mio padre. Perché dovrei?, gli dico annusando l'acqua viola. Passa sotto casa tua, mi fa lui. Mi verso un bicchiere di acqua normale. Odio quando passano cose sotto casa mia, gli dico, che mettono le transenne e non posso uscire liberamente. E dove devi andare?, mi fa lui ridacchiando. Da nessuna parte, gli dico, ma le transenne mi fanno venire una voglia irrefrenabile di andarci. Lui fa spallucce. Non te la prendere, caro, gli dice mia madre passandogli un cestino di panini al prosciutto. Lui ne prende due e li butta giù al volo con un sorso d'acqua. Perché dovrebbe prendersela?, dico io, mica è un ciclista. Adesso basta!, dice mia madre a mio padre, arrivato al quinto panino. Ne vuoi ancora?, mi chiede poi. Non ho ancora assaggiato queste, le dico indicando la bacinella di tagliatelle. Lei me ne dà un altro etto e mezzo da una bacinella più grande. Quando ho finito mi fa: se vieni domani ti faccio gli gnocchi. Le dico: sai che non mi piacciono. Lei: ma fanno bene. Dopo il pranzo torno verso casa. Lungo la via incontro alcuni ciclisti in tenuta da ciclista che si muovono contromano come dei veri ciclisti. Hanno il tipico sguardo incazzato dei ciclisti. Chissà perché sono sempre incazzati, i ciclisti. Io quando faccio qualcosa che mi piace sono contento, sorrido. E poi non ho mai capito perché i ciclisti devono fare le loro gare o gli allenamenti su strada, in mezzo alle macchine. Mi sembra pericoloso. Perché non li fanno nei campi?, mi chiedo mentre li supero zigzagando. Una volta nel mio appartamento, mi metto a fare le mie cose: lavatrici, scrivere opere letterarie, raccogliere cacche di gatto, sognare. Poi, dopo un po', sento in strada rumori di clacson, raggi di ruote, urla, fischietti. Mi affaccio, non so perché. Vedo passare uno stormo di ciclisti colorati, macchine, moto, ambulanze. Le corse ciclistiche non si capisce mai se sono già cominciate, penso. Poi guardo un vecchio con occhiali da sole e paletta, in mezzo all'incrocio. Quando sono passati i ciclisti usa la paletta per dirigere cose: traffico, gente, uccelli, nuvole. Lo immagino tornare a casa, la sera. Mettere la paletta su due apposite staffe, prendere una spuma dal frigo, sedersi in poltrona, accendere la tv, guardare Tempesta d'amore.

10.9.22