Così (1154)

Vado dal medico per il mal di stomaco. Entro e lo trovo che gioca a campo minato. Non si volta a guardarmi e dice: avanti, avanti. Io: sono qui, dottore. Lui continua a clicchettare sul mouse. Dica, dice dopo un po'. Allora gli dico: dottore, ho male qui. Lui non mi guarda, dice solo: passerà. Io: ma non ha neanche guardato dove. Lui: può usare una parola per indicare la parte interessata, per favore? Io: ho mal di stomaco. Lui: e allora? Mi guardo intorno. Poi: pensavo potesse, che so, individuare la causa. Lui clicchetta ancora, poi smette, sospira. Borbotta qualcosa. Finalmente si volta a guardarmi, si appoggia alla poltrona da gamer. Individuare la causa, dice, pensieroso, accendendosi una sigaretta. Sì, gli dico, sedendomi. Mi offre la sigaretta, la prendo e la spengo nel posacenere. Lui ne accende un'altra. La causa, caro Baruffa, dice, è lo stomaco. Ho capito, dico io, ma perché mi fa male? Lui: capisco. Domanda leggittima, aggiunge. Accademica, quasi. Io lo guardo senza dire niente. Quindi si gira verso il computer, lo vedo aprire un broswer e andare su Google e digitare cose. Apre una pagina, legge. Passa un minuto, forse due. Poi senza staccare gli occhi dal monitor dice: il dolore nocicet… nocicettivo si sviluppa a livello periferico in seguito alla stimolazione dei recettori periferici del dolore, noci…cettori, i quali, attraverso le fibre nervose del sistema somato-sensoriale, inviano lo stimolo al midollo spinale, raggiungendo il talamo e quindi la corteccia cerebrale… Chiude il browser, sotto il browser c'è l'ultima partita a campo minato. Resta lì un istante a fissare lo schermo. Dottore?, lo richiamo. Allora si volta di nuovo. Sì, dice come risvegliandosi. Mi dica, chiede. Ma che cosa provoca il dolore?, gli chiedo. Qui lui sbuffa. Ma insomma, Baruffa, dice, di cosa ha paura? E io: che sia dovuto a un tumore. Lui: mm, potrebbe essere. Io: ah sì? E lui: ma certo. Io: però, ecco, deve sapere che recentemente mangio Pringles, merendine, cibi urticanti, sassolini, uccellini e bevo grandi quantità di alcol e collutorio a stomaco vuoto. Forse è questa alimentazione che… Lui, scuotendo la testa: tumore, tumore. Io: ma in realtà non mi fa neanche così male, eh, potrebbe essere solo suggestione. Lui: invece mi sa proprio che è un tumore, caro mio. Ne vedo a centinaia ogni giorno. E io: ora che ci penso mi sono sbagliato, sa? Non ho avuto alcun mal di stomaco, era mia zia. Lui: ho qui già i risultati degli esami, Baruffa. E io: quali esami?! Lui: gli esami per vedere se è un tumore. Lo dice mentre la stampante sputa fogli su fogli, senza che lui abbia fatto nulla. Dice: sono arrivati or ora, freschi di laboratorio. Io: ma non ho fatto esami! E lui: ma i risultati parlano chiaro, bello mio! E io: e… e cosa dicono? E lui, inforcando gli occhiali e scartabellando i fogli: tumore, tumore, tumore… E io: ma in che senso tumore?! Che esami?! E lui: che so, trigliceridi, prendiamo i trigliceridi. E io: sì, prendiamoli. E lui: guardi qui. Devono essere inferiori a 150. E io: 150 cosa? E lui: ma che ne so. 150. E io: e io quanto ho? E lui: non so, qui c'è scritto solo: tmr. E cosa vuol dire?, gli chiedo. Lui mi guarda come a dire: secondo te? A quel punto chino la testa sulla scrivania, sconsolato. Lui mi strappa un capello. Ahi!, dico. Lui mi guarda senza espressione, poi si mette il capello in tasca. Io: è per fare ulteriori accertamenti? Lui: eh? No. Quindi riprende a giocare a campo minato. A quel punto mi alzo, mi metto il cappotto e la sciarpa, probabilmente del dottore, visto che ero entrato senza e in generale non ne possiedo. Allora arrivederci, dottore, dico. Addio, dice lui. Poi, proprio quando sto per uscire, mi richiama: Baruffa? Io mi giro. Sì?, gli chiedo. E lui: Ho i risultati delle analisi del suo capello. Sì?, chiedo. Buone notizie, dice lui, il tumore è sparito. E io: Ah. Così? Lui clicchetta un po' col mouse. Poi impreca. Poi frettolosamente mi dice: sì, sì, così. Arrivederci!, dico allora io, tutto allegro. E lui ancora: Baruffa. Io: sì? Lui: Cappotto e sciarpa, lavati e stirati per mercoledì. E io: sì, certo, dottore. E lui: bravo.

10.1.23