La vita è bella (1162)

Sabato era il compleanno della mia anziana madre, così la mattina sono andato a comprarle un regalo, e la scelta è caduta su un'orchidea, perciò secondo logica sono andato dal fioraio. Ci sono andato in macchina, anche se il fioraio sta solo a duecento metri, non solo perché mi piace inquinare, ma anche perché non mi piaceva l'idea di fare duecento metri, al ritorno, con un'orchidea in mano, con i sanpacollorentesi che avrebbero potuto pensare che fossi omosessuale. Qualcuno potrà ritenere questa preoccupazione arretrata o che so io, ma quel qualcuno probabilmente non vive nel mondo reale, dove, per esempio, il mese scorso qui a San Paco mio cugino Patrick è stato malmenato da un gruppo di anziani perché camminava per il paese con in mano un orsacchiotto di peluche - li colleziona. Gli anziani lo hanno circondato e lo hanno dapprima molestato con il loro odore e poi malmenato. Essendo anziani non gli hanno fatto troppo male. Omosessuale!, gli gridavano (con un fil di voce), ma lui diceva: no, sono eterosessuale! Così loro si sono fermati, hanno confabulato e poi hanno chiesto spiegazioni e hanno preteso di controllare il cellulare, hanno trovato i messaggi di Patrick alla fidanzata, hanno chiamato la fidanzata che ha effettivamente confermato di avere regolari rapporti sessuali con Patrick, così lo hanno aiutato a rialzarsi, si sono scusati, e quando stavano per salutarlo, uno ha chiesto: chi è Patrick? E mio cugino Patrick ha detto: sono io. E loro hanno ricominciato a malmenarlo perché Patrick è un nome da omosessuale. Poi si sono presi l'orsacchiotto dicendo: questo lo requisiamo noi! Comunque. A prendere l'orchidea sono andato in macchina. Ho parcheggiato più vicino che potevo al negozio del fioraio, diciamo venti metri, ho lasciato il motore acceso e mi sono incamminato. A metà strada trovo un capannello di tre vecchi, di cui uno molto infervorato che ce l'aveva questa volta non con gli omosessuali ma con gli stranieri. Io sono entrato dal fioraio e ho chiesto un'orchidea. Il fioraio mi ha detto: ci sono queste piccoline o queste grandi. Io ho pensato che le piccoline dovevano costare al massimo 8 euro, mentre le grandi forse 15. Mi sembrava tanto per un regalo a mia madre, ma, mi sono detto, crepi l'avarizia, e ho detto mi dia quella da 8 euro. Quale?, ha detto il fioraio. E io: quella lì, quella piccola, da 8 euro, ho detto prendendo il cartellino e cancellando il 25, probabilmente il numero dell'orchidea secondo la meticolosa archiviazione del fioraio, e scrivendo un 8, cioè il prezzo. Per sicurezza ho scritto anche Euro. E ho aggiunto Trattabili. Viene 25, ha detto il fioraio. Cosa?!, ho scritto io sul cartellino. Allora mi dia quella grande da 15, ho detto, perché sul cartellino non c'era più spazio. Viene 35, ha detto il fioraio. Cosa?!, ho detto io allargando le braccia e guardandomi intorno cercando l'approvazione di tutte le orchidee presenti, le quali, però, immobili. Alla fine allora ho preso quella da 35, perché sono un signore e perché, mentre trattavo sul prezzo, quelle da 8 erano finite. Ora restano quelle da 35, ha detto il fioraio, o quelle da 135 ha detto aggiungendo un 1 al prezzo di alcune di quelle da 35. Ne ho anche una da 350, ha detto aggiungendo uno 0 invece che un 1. Che ha di speciale?, ho chiesto io, sembra uguale alle altre, ho detto. Lui allora ha aggiunto un altro 0 e ha detto: è molto rara. A quel punto 35 mi è sembrato un buon prezzo. Il fioraio ha detto: le faccio una confezione regalo, lei scriva pure un messaggio di auguri, intanto, i bigliettini sono là, mi ha detto indicando una mensolina. Sono andato a prendere un biglietto e ho scritto "buon compleanno". Ho pensato se fosse il caso di aggiungere "mamma", ma in fondo mia madre sa che sono suo figlio, che senso avrebbe?, mi sono detto. Sa anche che è il suo compleanno, ho pensato, forse dovrei darle un bigliettino bianco. Alla fine ho lasciato l'augurio e ho messo il biglietto in una busta e sono tornato dal fioraio. Il fioraio ha preso la busta, ha sfilato il biglietto e ha letto il messaggio. Mm, ha detto, poi rimettendo il biglietto nella busta e attaccandolo al cellofan che incartava l'orchidea con una mollettina rosa. Ha una mollettina di un altro colore?, ho chiesto. Ho le mollettine blu da 15 euro, ha detto il fioraio. Non importa, ho detto io. Vuole un peluche al posto della mollettina?, mi ha chiesto. No!, ho detto io. E poi finalmente sono uscito dal negozio di fiori. Il capannello di vecchietti era ancora lì, e il vecchietto infervorato era ancora più infervorato e stava gridando: "Italiano di merda!, ha detto, Qui comandiamo noi!, ha detto". Era tutto rosso in volto e aveva i peli bianchi delle orecchie tutti elettrici. Povero vecchietto, ho pensato, in una così bella giornata di sole. Così mi sono avvicinato, gli ho dato l'orchidea, gli ho accarezzato la testa, gli ho schiacciato i peli delle orecchie dentro le orecchie e gli ho detto: stia calmo, non c'è bisogno di arrabbiarsi tanto, la vita è bella, benché per alcuni ormai piuttosto breve. Prenda questa orchidea, tenga. Lui allora si è calmato un po', e poi tutti e tre i vecchietti si sono messi a guardare l'orchidea. Guarda che bei colori, che belle venature, ho sentito dire mentre mi allontanavo, la metterò in soggiorno, ha detto uno, sì ma non devi darle troppa acqua, ha detto l'altro, posso venire a vederla, oggi pomeriggio?, ha detto il terzo. Intanto io sono entrato di nuovo dal fioraio. Un'altra orchidea, per favore, ho detto. Abbiamo quelle da 335 euro, ha detto il fioraio ritoccando il cartellino. Però compresa la mollettina blu, ho detto io. E va bene, ha detto lui.

6.3.23