Presa al varco (1230)

A proposito di cose del passato, mi chiama, dopo diciotto anni che non lo sentivo, il mio amico Giovanni, che è una persona molto simpatica e un ottimo scacchista. Siamo stati al telefono un'ora e pensiamo di incontrarci per constatare quanto il tempo abbia danneggiato le nostre facoltà intellettive. Abbiamo parlato venti secondi di chi aveva figli (lui) e chi gatti (io, ma forse anche lui, non gliel'ho chiesto), e cinquantanove minuti e quaranta secondi di scacchi. Naturalmente nella chiacchierata sono state buttate lì en passant domande del tipo «ma senti un po', Giovanni, che apertura è che giochi, adesso?», seguite da ingenue precisazioni del tipo «non perché voglia studiare una controapertura per quando ci vediamo, eh» (un secondo dopo aver chiuso la telefonata stavo studiando le partite di Giovanni on line e pensando di prendere lezioni da un Maestro) e vaghe risposte comprensibilmente depistanti. Poi, quando gli ho chiesto se fosse migliorato, mi ha detto: «Ricordo una cosa che mi avevi raccontato vent'anni fa, e cioè che un giorno eri uscito con due buste: quella della spesa, da mettere in macchina, e quella della spazzatura, da buttare nel cassonetto. Gettate le buste, una volta arrivato a destinazione, al momento di farti un tramezzino ti eri accorto di aver buttato la spesa e di aver conservato la spazzatura. Ecco, io adesso sono così. Tutti i giorni». Mi ha fatto ridere. (Non gli credo).

16.11.23