Tra i tanti libri che vorrei scrivere, ce n'è uno sugli scacchi. Fino a poco tempo fa la formula che usavo era
un manuale di scacchi, ma un giorno, mentre parlavo con un tizio che neanche sapeva giocassi, quando mi ha chiesto se stessi scrivendo qualcosa io gli ho detto «vorrei scrivere un manuale di scacchi», e poi gli ho spiegato l'idea. Lui però si è mostrato un po' scettico e ha detto «forse dovresti farti aiutare da un Maestro». La cosa mi ha fatto riflettere, perché il libro che ho in mente io non è il libro che potrebbe scrivere un Maestro, è il libro che potrei scrivere io (e che un Maestro non potrebbe scrivere). Così sono arrivato alla conclusione che l'errore non stava nell'idea, ma nella formula che usavo per dirla. Poco tempo dopo mi sono ritrovato a parlare con un altro tizio, neanche lui sapeva che giocassi a scacchi. Quando mi ha chiesto se stessi scrivendo qualcosa, io gli ho detto «vorrei scrivere
un libro sugli scacchi» e poi gli ho spiegato l'idea, la stessa idea. Lui ci ha pensato un po' su e poi ha detto: «È proprio il libro che potresti scrivere tu». Mi ha fatto ridere.