Il gatto di Jöeydinger (1304)

Sono uscito di casa e poi ho pensato: avrò chiuso la porta? Non è un pensiero infrequente. Anzi diciamo pure che me lo chiedo sempre. A volte anche mentre la sto chiudendo: giro la chiave nella serratura e penso: sarà chiusa? Per sicurezza provo a vedere se si apre abbassando la maniglia. Ma nella maggior parte dei casi chiudo e vado. Il che mi fa sentire molto audace. Vorrei dirlo alle persone che incontro per strada: ho chiuso la porta e me ne sono andato come niente fosse!, vorrei dire all'operaio che sta segando con i denti un palo della luce. Poi però capita, specie se sono già in macchina, che faccia inversione e torni a controllare. Che mi costa?, mi dico mentre faccio un'improvvisa inversione a U scavalcando un'aiuola spartitraffico. Da notare che, se in casa non ci fosse Gâteau, non lo farei, in fondo non c'è niente da rubare, a meno che non sia così sfortunato da incappare in un ladro letterato che ama moltissimo leggere o un ladro salutista che ama i biscotti integrali, che il mese scorso erano in offerta e ci ho riempito un armadio. Comunque. Avrò chiuso la porta?, mi chiedo. Se torno a controllare, la risposta è sì. Tipo la cosa dell'albero che cade nella foresta e fa rumore solo se c'è qualcuno ad ascoltarlo (o anche se non c'è nessuno? Non ricordo). O quella cosa del gatto di quel tipo, il fisico, chissà perché poi chiudere un gatto in una scatola con un martello. Be': se torni a controllare la porta, la porta è chiusa. Questo anche perché una persona che torna per controllare se la porta di casa è chiusa è anche di solito una persona che sta molto attenta a chiuderla. Però ultimamente mi sono detto che non devo cedere a questo tipo di impulsi, perché danno dipendenza. Torni una volta ogni tanto, poi sempre, poi ti porti via non solo le chiavi ma direttamente la porta per poter controllare ogni due secondi che sia chiusa. Ne ho parlato con il mio amico Giorgio, che ha un cugino che fa lo psicologo, e anche lui mi ha detto che è buona norma non cedere a certi impulsi e anzi quando insorgono è bene distrarsi pensando ad altro. Ad esempio se ho spento il fornello o se quel puntino sul polso può essere un tumore maligno?, gli ho chiesto. No, ha detto Giorgio. A qualcosa di positivo, ha aggiunto. Tipo una porta chiusa?, ho detto io, la mia porta? No, ha detto lui. Oggi, quando mi sono ritrovato con l'impulso di tornare a controllare se avessi chiuso la porta, mi sono detto: No, Joey, devi resistere all'impulso, anche perché la porta è certamente chiusa, quante probabilità ci sono che non lo sia? Quante volte sei tornato a casa e hai trovato la porta aperta? Zero. La porta è chiusa. A chiave. E se anche, per ipotesi, non fosse chiusa a chiave, sarebbe comunque chiusa e quante probabilità ci sono che qualcuno provi ad aprirla? Zero. Tu provi ad aprire le porte delle case della gente, o delle macchine? Discorso diverso per i negozi, quelli si prova sempre a vedere se la porta è aperta anche se è orario di chiusura e dentro è tutto spento e non c'è nessuno, perché si ha bisogno. E se fosse aperta, mi chiedo, cosa faremmo? Tipo un bar. Entri lo stesso e ti fa un cappuccino da solo? Fortuna che non ho un negozio. Ma se anche, mettiamo, la porta di casa mia non fosse chiusa a chiave e non fosse nemmeno chiusa non a chiave, se fosse leggermente aperta o se fosse anche spalancata, chi oserebbe entrare? Dai, nessuno. Perciò, anche fosse aperta, appurato che nessuno entrerebbe, secondo te la gatta uscirebbe? Quella? Ma se ha paura anche della sua ombra. Se ha paura dei sacchetti di plastica. Se ha paura dello Swiffer. Credimi, mi sono detto mentre ero fermo a un semaforo, se la porta fosse aperta, la gatta andrebbe a nascondersi sotto il letto, sconcertata dalla novità, aspettando il tuo ritorno, e se qualcuno a quel punto entrasse davvero, se fossi così sfortunato che la porta è aperta e qualcuno entra e va a vedere cosa c'è sotto il letto e decide per chissà quale ragione che vuole rubarti la gatta (che ha un costo di manutenzione elevato e ti sveglia di notte, voglio ricordare), secondo te la gatta si farebbe prendere? Minimo gli staccherebbe una mano. Ma mettiamo anche il caso che la gatta, vedendo la porta aperta, esca, mi sono detto, mettiamo questo caso assurdo, secondo te cosa farebbe? Andrebbe giù per le scale e poi trovando il portoncino aperto (hai chiuso il portoncino?) si metterebbe per la prima volta in vita sua a vagare per il mondo senza mai far più ritorno? Andiamo. Ragiona. Ma, mettiamo il caso, mi sono detto mentre scattava il verde, ecco, giusto in quel caso, sì, sarebbe una cosa spiacevole. Sarebbe spiacevole e triste. Molto triste, eh. Diciamo pure che sarebbe una cosa molto triste e grave. E irrimediabile. Come faresti senza la tua gatta? Non faresti. Sarebbe una tragedia, certo, inutile negarlo, una tragedia irrimediabile dalla quale probabilmente non ti riprenderesti mai più, qualcosa, dunque, che assolutamente non deve succedere, che non deve succedere per nessuna ragione al mondo, mi sono detto facendo inversione in mezzo all'incrocio e tornando a controllare la porta, che era chiusa. Tanto che ero lì, visto che ormai ero tornato, impulso per impulso, ho controllato che ci fosse anche la gatta, dentro la casa. E, fortunatamente - o logicamente, volendo - c'era.

1.7.24