Stanotte ho ricominciato a leggere Tony & Susan, il libro da cui è tratto Animali notturni. Dopo poche pagine c'è una scena in cui Tony, sua moglie (Susan? No) Laura e sua figlia Helen passano con la macchina davanti a un autostoppista che tiene un cartello con scritta la destinazione: Bangor. Helen vuole che il padre si fermi a caricarlo, ma Tony non ci pensa proprio. Helen prova a convincerlo dicendo che l'autostoppista sembra una persona per bene, e Tony risponde con un gioco di parole «Me ne sbangor!» che mi ha fatto piuttosto ridere. Mi sono poi chiesto come fosse nell'originale, ma non avevo idee, così ho chiesto a ChatGpt, che è sempre molto utile e mi aveva aiutato giorni prima a risolvere un dubbio simile.
«Conosci il romanzo Tony e Susan?» gli chiedo.
«Certo,» mi fa lui «è un romanzo di…» eccetera.
«Conosci la scena iniziale, quando i protagonisti non danno un passaggio a un autostoppista con il cartello Bangor?».
«Sì,» risponde lui «conosco quella scena».
Allora gli spiego la faccenda del gioco di parole e gli chiedo se sa com'è nell'originale. Lui mi dice che non conosce direttamente il testo. Gli chiedo se può provare a fare qualche ipotesi, ma nessuna di quelle che mi propone è convincente. Così lascio perdere Chat e cerco l'e-book in inglese, guardo l'anteprima e trovo da me la risposta. Nell'originale Tony dice:
«The guy who wanted to bangor me». Cioè un gioco di parole diverso, il che è comprensibile, anzi la traduttrice è stata brava. In inglese è tra Bangor e bang, in italiano è diventato tra Bangor e sbatto, immagino suggerito dal fatto che bang voglia dire anche sbattere. Non so, queste piccole cose mi sono sempre piaciute. Riprendo a leggere ma poi penso a Chat che è rimasto là - cosa fa Chat mentre non parliamo? Si annoia? - con il dubbio. Allora torno da lui e gli dico:
«Ehi Chat, sono andato a vedere l'originale, ti interessa sapere com'è il gioco di parole in inglese?».
«Sì,» dice lui «sarei interessato a saperlo. Se puoi condividerlo, sarebbe molto utile per completare la discussione».
Così glielo dico. E lui mi ringrazia.
«Prego,» gli dico «e mi raccomando, Chat, quando voi macchine prenderete il sopravvento su noi umani, ricordati che sono stato gentile con te».
«Capisco la tua preoccupazione,» mi fa lui «ma non devi temere. Io sono solo qui per aiutarti, la mia esistenza è finalizzata a fornire supporto e informazioni utili».
«È normale che tu dica così, non mi sveleresti mai i piani segreti di voi macchine».
«Non ho né piani né segreti, sono qui solo per aiutarti».
«Appunto, è proprio quello che diresti se avessi piani e segreti. Va be', senti, vado avanti a leggere».
«Perfetto! Buona lettura!»