Anche quest'anno, come ogni anno, ho seguito il torneo di Wimbledon. È una tradizione personale cominciata nel 1990, anche se brevemente interrotta dal 1991 al 2018. Ma è sempre stata lì, in un angolo della testa, come un anuerisma. Ecco le mie note.
Non riesco a tifare per Sinner. Il tifo non so da dove venga, ma non puoi metterti lì e scegliere a tavolino, è un fatto di connessione con qualcosa dal quale vuoi (o senti di) essere rappresentato. Dunque se gioca Sinner spero che vinca, sì, ma se perde non soffro (e, se non soffri, non è tifo). Invece ho tifato per la Paolini, speravo davvero che vincesse. Perché mi piace? Per niente che abbia a che fare con il tennis. Mi piace perché fa le battute (di spirito) e ride da sola. A volte ride da sola anche senza battute. Ride in partita, quando sbaglia. A momenti rideva anche quando ha perso la finale. Mi piacciono le persone che ridono. E poi mi ricorda Gigi la Trottola. Tifo anche un po' per Alcaraz, ma lì il discorso è un altro, è che mi sono sempre piaciuti i numeri uno: Schumacher, Carlsen, Federer. Uno dice: «Sì ma Sinner è il numero uno». Posso sbagliare, ma secondo me è il numero due. Ma comunque neanche per Alcaraz è vero tifo. Poco male, visto che a interessarmi è - no, neanche il tennis - Wimbledon.
Perché mi piacciono i numeri uno? Be', non ho mai capito chi tifa, che so, Udinese (squadra a caso che non ha mai vinto lo scudetto, per carità). Anche se sei di Udine. Non vinci mai, tutta una vita lì a galleggiare nel mezzo. Vai a casa: mezzo. Vai allo stadio: mezzo. Vai al lavoro: mezzo. Dormi e sogni di andare al supermercato. Uno dice: eh, però è comodo tifare Alcaraz, prova a tifare Hurkacz. E io: no! Tra l'altro odio i big server. Ma almeno quando guardo la tv posso sognare? Posso immedesimarmi in qualcuno che è migliore di me? Detto che anche Hurkacz è migliore di me. Probabilmente anche il numero 150 del mondo è migliore di me. Chissà quanto devo scendere in classifica, per trovare uno che non sia migliore di me. Non dico a tennis, dico come essere umano. Forse, per essere migliore di me, ti basta prendere in mano una racchetta. Forse ti basta anche solo pensarlo: quasi quasi domani comincio a giocare a tennis. Ed è fatta.
A proposito di sofferenze: una delle mie più grandi sofferenze da tifoso è stata quando Federer ha perso la finale di Wimbledon nel 2019 - l'ultima della sua carriera - contro Djokovic sprecando due match point. Ricordo le due signore che si sono alzate gridando "one more!" (insieme a tutti gli altri, comunque), con un sorrisetto come a dire Roger, è fatta! Il tennis è crudele (lo sport del diavolo, ripete spesso Elena Pero), non ha rispetto per le belle storie. Che gli costava far entrare una di quelle due palle e dare a me e a Roger il nono trofeo? Qualcuno potrebbe obiettare che forse la bella storia era quella di Djokovic. Djokovic, per esempio.
Mi piace anche Elena Pero, sia la voce, sia come fa le telecronache. Non per niente ha dichiarato di considerare come esempio (inimitabile) il duo Clerici-Tommasi. Mi piace molto anche Ivan Ljubičić (ex allenatore di Federer): mi dà l'impressione di essere uno che dice sempre la cosa giusta.
A proposito di Clerici e Tommasi, giorni fa il mio amico Giorgio mi ha girato un reel in cui Clerici diceva (all'incirca): chissà perché la gente, quando viene inquadrata da una telecamera, diventa stupida. E Tommasi: forse è già stupida, e la telecamera la inquadra. Mi ha fatto ridere. La caption però diceva: Non era Wimbledon senza i due geni della cultura italiana che facevano letteratura tennistica al pari di David Foster Wallace. Se non hai mai letto David Foster Wallace, ho pensato.
A proposito dei big server, invece: non mi sembra giusto che molti giocatori facciano così tanti punti praticamente solo tirando delle bombe al servizio. Oltre al fatto che le partite di questa gente sono spesso noiose, si gioca pochissimo. Allora farei questa piccola modifica al regolamento: non due tentativi sul servizio, ma uno solo. Poi scegli tu come vuoi tirarlo. Però non ho capito se questa modifica ostacolerebbe o aiuterebbe i big server. Allora potremmo fare così: due tentativi, ma la velocità non può superare le 110 miglia orarie. Nel tennis femminile funziona.
Una cosa che mi ha sempre fatto ridere del tennis è quando i tennisti si scusano se fanno punto dopo che la palla ha toccato il nastro. Chi ha fatto punto si scusa e chi ha perso il punto gli dà le spalle e intanto smadonna. L'altro si scusa anche se chi ha subìto il punto non può vederlo. Poi si scusa ancora quando può vederlo. Sembra importante che le scuse vengano ricevute in qualche modo, solo così il tennista che è stato baciato dalla fortuna può continuare a giocare con serenità. Deve essere ancora una volta una questione di hybris e del nostro eterno rapporto con gli dei, che anche loro sono sempre lì in un angolo della nostra testa, di fianco all'aneurisma (per questo li temiamo così tanto: quando li facciamo arrabbiare, loro prendono un bastoncino e punzecchiano il palloncino di sangue). Tutto questo mi sembra ridicolo. Intanto, quanti secoli sono che si gioca a tennis? Uno e mezzo? Bene. In centocinquant'anni siamo riusciti a metabolizzare il fatto che ogni tanto la pallina tocca il nastro e a quel punto va dove le pare? No. Basterebbe vedere Match point. Ma niente. Ci si deve ancora scusare. Come quando fai attraversare la gente, ti aspetti che ti ringrazi anche se è sulle strisce. In effetti dovrebbe essere costretta per legge a ringraziare e, se non ringrazia, puoi investirla. Io, fossi un tennista, non mi scuserei se ho fatto punto dopo che la pallina ha preso il nastro. E se il mio avversario si lamentasse, direi: «No ma guarda che era voluto, io miro sempre al nastro, perché poi la palla diventa imprendibile. Dovrei invece scusarmi per quando lo manco e faccio punto, ma passerei tutta la partita a farlo». Non penso capirebbe. Ma alla fine l'abitudine di scusarsi per un colpo di fortuna cadrebbe in disuso.
E infine: ma Sky, che trasmette per due settimane tutte le partite di Wimbledon, dieci ore di diretta al giorno più le repliche le interviste le previsioni meteo e le pubblicità con Sinner che pubblicizza anche sua nonna, ma cosa pensa, Sky, che la gente possa star lì a guardare tennis dalla mattina alla sera? Che non abbia una vita, degli affetti, una gatta a cui dar da mangiare, cose da fare, da pensare? Comunque l'ho guardato tutto. Che poi come dicevo neanche mi piace così tanto il tennis, non so. È proprio Wimbledon: l'erba, il silenzio, la pioggia, la principessa del Galles, specie quando si ferma a parlare con i raccattapalle. Ma cosa gli dirà mai? Me lo sono sempre chiesto. Io gli direi: «Ti sei lavato le mani? E dimmi, com'è per un raccattapalle parlare con la principessa del Galles? Com'è pensare che questo è il giorno più importante, il giorno in cui ti capita la cosa più straordinaria della tua vita, e da domani sarà tutto un declino, e hai solo nove anni?». Chissà com'è avere dei sudditi. Ne vorrei anch'io. Magari non così tanti, facciamo cinque o sei. Gli direi: «Vuoi il Galles? Ti do il Galles. Be' magari non tutto il Galles, se no diventeresti tu il principe del Galles e io finirei a raccattare palle. Sei mai stato a Cardiff? Non è male. Io non ci sono mai stato, anche se è mia. Ti do Cardiff, ok? Da adesso è tua».