Sono in libreria, in piedi vicino a uno scaffale, sto sfogliando un libro. Mi si avvicina un ragazzino che, molto timidamente, con estrema e quasi commovente educazione e una voce appena percettibile, cinguetta:
«Mi scusi. Sa dirmi dove posso trovare un libro che si intitola Il mondo capovolto?».
«Eh? No... mi dispiace» gli dico.
Il ragazzino sospira e, le mani sui fianchi, si mette a guardare lo scaffale come un alpinista che esamina la parete di un ghiacciaio.
«Ma è anche vero che io non lavoro qui» aggiungo, sorridendo.
Lui si volta, mi guarda e, impassibile, non prendendo in considerazione nemmeno per un istante l'ipotesi che io non sia un commesso della libreria, dice: «È un libro che parla della rivoluzione francese».
«No, mi dispiace» gli dico, un po' disorientato, ma poi mi rendo conto che io non lo so mica se il libro lo abbiamo o no, perché, in effetti, non lavoro lì. «Però potresti provare a chiedere alla mia collega» gli dico allora indicando una commessa lì vicino.
«Ah ok, grazie» mi dice lui senza particolare entusiasmo, e va a chiedere alla commessa.
«Di nulla,» gli dico, «siamo qui apposta».
(Poi il libro non c’era.)