L'idraulico (1412)

Il mese scorso mi sono accorto di una macchiolina di umidità sul muro del corridoio, in corrispondenza del bagno.
Per queste faccende ho un metodo consolidato che consiste nel promuovere la Nuova situazione problematica a Nuova situazione normale, il che mi permette di ignorare il problema, per tornare poi a occuparmene solo se peggiora al punto da richiedere un’ulteriore promozione, un procedimento che posso ripetere più e più volte, cosa che mi ha portato spesso a vivere in situazioni dove la normalità era: non aprire una finestra per settimane; urinare stando appollaiato sul wc; cucinare al buio. Quando il problema non è più differibile, intervengo.
Nel caso della succitata macchiolina, ogni volta che la guardavo era un po’ più grande, presto è diventata una macchia, poi una bella macchia, ed è risultato chiaro che, se non fossi intervenuto, in breve tempo sarebbe diventata il muro stesso (poi, non so).
Così ho deciso di chiamare l'idraulico.
Per l’idraulico avevo tre scelte: il cugino Alex, il signor Mizzo e uno alla cieca. Come sempre ho valutato i pro e i contro di ciascuno, sono una persona giudiziosa, mi sono detto mentre scolavo la pasta facendomi luce con il flash del cellulare stretto tra i denti.
Il cugino Alex è un cugino, e questo è sia un pro (ha cura di te) sia un contro (devi aver cura di lui). Mi fa pagare meno, ma è anche vero che fino a due mesi fa faceva il deejay. Verrebbe subito, ma forse perché non lo chiama nessuno. Se chiamo il cugino Alex una volta, poi non posso non chiamarlo più, si offenderebbe, ma comunque è già un po' offeso perché non l’ho mai chiamato.
Il signor Mizzo è un professionista, fa l'idraulico da quando era bambino, sale sui tetti, ha diversi furgoncini con la scritta Impresa idraulica Mizzo. Però è caro, viene quando gli gira, se gli chiedi la fattura ti schiaffeggia e ti sfida a duello con le chiavi inglesi e invece di 150 euro ti fa 300, così impari.
Dell'idraulico alla cieca non so nulla, e si sa, le cose immaginate sono sempre le migliori, perciò pesco il primo che mi capita, un certo signor Lodigiano, e chiamo.
Non risponde subito, buon segno, sta lavorando. Ma comunque risponde, altro buon segno. Il primo rumore che sento è di una smerigliatrice. Se non sta segando una cassaforte, è un buon segno.
«Sì» mi dice senza punto di domanda con voce roca, probabilmente a causa di vino, sigarette e acido muriatico, tre vizi tipici degli idraulici di campagna. Ok, questo è un vero idraulico, penso.
«Buongiorno, signor Lodigiano, sono Eugenio Cigorin, la chiamo per una perdita».
Sento un sospiro, altro buon segno (significa che è una persona paziente e generosa. Dopo il sospiro segue sempre un sì, mai un no).
«Non posso prima di giovedì» dice Lodigiano.
«Giovedì va bene» dico.
«Indirizzo?».
Gli do l'indirizzo, non sento più niente.
«Arrivederci!» dico. «Grazie!» dico. Ma Lodigiano ha riattaccato.
Che professionista!, penso. Che temperamento! Altro che quel pirla di mio cugino.
Giovedì, verso le undici, il signor Lodigiano è in casa mia per il sopralluogo.
È un uomo imponente, di circa sessant'anni, il busto sembra uno scaldabagno, la pelle del viso terra secca, le mani due badili. Me lo immagino che, per divertire i nipoti, fa palloncini a forma di barboncino, ma coi tubi.
«Buongiorno» gli dico.
«Buongiorno» mi dice lui. «Dove?».
«Per di qua» dico, e gli faccio strada. Quando arriviamo al muro del corridoio, indico la macchia. Non che ce ne sia bisogno.
«Eccola».
Lodigiano non batte ciglio. Apre la porta del bagno. Entra, io lo seguo. Osserva le piastrelle che rivestono il muro in corrispondenza della macchia nel corridoio. A me sembrano normali piastrelle. Vorrei dirgli: sembra tutto a posto, può andare.
«Mmm» dice.
«Grave?».
Non mi risponde. Comincia ad annusare le piastrelle. Dà dei colpetti con il pugno, colpetti abbastanza forti. Pugni, in pratica. Una piastrella si stacca, cade.
«Vede?» mi fa.
Prende la piastrella e la sbriciola, la morde, la mastica, annusa il pezzo che ha in mano, me lo mette sotto il naso, vuole che lo faccia anch'io. Annuso per un millisecondo.
«Sente?» mi chiede.
«Piastrella» dico.
Lodigiano si sposta lungo il muro fino al box doccia. Apre la porta del box, entra, chiude la porta.
Resto lì così, senza dire niente, finché sento l’acqua scorrere. Il bagno si riempie in fretta di vapore, vedo una camicia a quadri far capolino dalla parte superiore del box. Poi una canottiera. Dei pantaloni. Sento canticchiare. Quindi l'acqua si ferma, i vestiti riscivolano dentro il box, Lodigiano esce esattamente com’era entrato, completamente asciutto.
«Problemi?» chiedo.
Alza un sopracciglio. Si dirige al lavandino e apre l’acqua, poi va ai sanitari, tira l’acqua del water, apre quella del bidè, apre la finestra, alza la zanzariera, si arrampica sul davanzale ed esce costeggiando il muro tipo Jason Bourne, fino a scomparire. Sento il traffico in strada, i clacson, gli uccelli. Qualche minuto più tardi, Lodigiano rientra. In mano ha una tegola (il mio appartamento è al primo piano di tre).
«Le tegole sono vecchie» dice, mostrandomi una crepa sulla tegola. «Vanno cambiate tutte».
«La perdita è causata dalle tegole?» chiedo.
«No» dice lui.
«E per quanto riguarda la perdita?».
«Potrebbe essere un tubo».
«Fatalità: lei è un idraulico» dico sorridendo. Sorriso non ricambiato.
«Ma io adesso non ho tempo di fare un lavoro così» mi dice.
«Ah» dico io, deluso. Lodigiano allora mi scruta.
«Senta,» mi dice, «prima ho notato che il wc sgocciola, è il galleggiante, se vuole glielo sistemo al volo».
Commosso dal primo moto di gentilezza di questo gigante buono, accetto l'intervento, quasi certamente gratuito, in quanto offerto. Forse, mi dico, dentro quel boiler batte un cuore vero. Il galleggiante…, penso poi, ma sì, forse potevo farlo persino io (no). Lo sgocciolio era da tempo archiviato nella categoria I water son così.
«Vado a prendere la cassetta» dice Lodigiano.
Oh, la mitica cassetta degli attrezzi dell'idraulico, penso, che bello!
«Vada, vada!» gli dico gioioso. Poi mi metto al computer a scrivere una lettera di encomio per la rivista Idraulici Oggi.
Mentre scrivo, vedo il signor Lodigiano tornare con una cassetta per wc. Ah, penso, quella cassetta, intendeva. Be', ci sta. Magari prende il galleggiante nuovo da lì. Quanto verrà, un galleggiante? È un pezzo di plastica. Tre euro? Tre centesimi? Forse me lo regala.
Dal bagno sento montare, smontare, smadonnare. Il signor Lodigiano periodicamente esce, va al furgoncino - mi viene da chiedergli se vuole portare il furgoncino in soggiorno, così non deve fare tutti quei viaggi - e a un certo punto torna con un tubo.
«Devo cambiare il tubo» mi fa. Io penso: be', se non lo cambia l'idraulico, un tubo, chi lo cambia?! E rido tra me e me. Dopo un po' Lodigiano esce ancora, tutto sudato, sbuffando. Passando dice: «La cassetta è un pelo più profonda della vecchia - vecchia?, penso - devo spostare il water di tre centimetri». Ma sì, penso, cosa vuoi che siano tre centimetri! Avesse detto tre metri, devo spostare il water tre metri, allora sì! Ma tre centimetri… E quanto costerà spostare il water di tre centimetri? Non molto, penso. Cinque o sei euro? Devo spostare il water di trenta metri. Quello sì! E dove me lo mette? E lui: sul tetto può andare? Altrimenti giù in strada, tra i tavolini del bar Roma. E io: benissimo, grazie!
Dopo due ore di lavoro, Lodigiano conclude.
«Fatto, l’intervento è perfettamente riuscito, ora il water sta dormendo» dice pulendosi le mani con uno straccio che, a una seconda occhiata, è uno dei miei asciugamani di cashmere.
Entro a vedere l’opera. Il water è, nel suo complesso, un po' diverso, ma è pur sempre un water. E poi: niente più sgocciolio.
«Ottimo,» gli dico, «quanto le devo?».
Lodigiano si fa pensieroso. No, vorrei dirgli, non si rabbui, sorrida!
«Dunque,» dice, «cassetta, tubo, guarnizione, spostamento tazza, sedile - sedile?, penso -, tende - mm? -, le ho fatto anche la ricarica dei saponi, cambiato le lampadine e tre tegole… sono 500 euro».
Sul momento non riesco a ribattere. E neanche dopo. Osservo il water e cerco di capire quale componente può aver fatto gonfiare il conto. La parte nuova sembra solo plastica. Plastica che ricopre un buco nel quale, vorrei ricordare al dottor Lodigiano, sono solito defecare. Ma forse c'è il galleggiante in oro. L'oro galleggia benissimo, mi direbbe Lodigiano. Adesso li fanno tutti così.
«Se mi dà i dati per la fattura…» dice.
«Sì,» dico, «certo. Ma, senta, pensavo…».
«Sì?».
«Così, per ipotesi… non ci sarebbe un modo per limare qualcosina?».
«Che modo?».
«Non so. Chiedevo. Se ci fosse un modo, dico. Non so se c'è. Ma, se ci fosse, magari a lei verrebbe in mente».
«In che senso?».
«Dico solo che, magari, se ci mettiamo qui io e lei, se uniamo le forze, e le nostre menti, se cerchiamo su internet, forse può essere che un modo per abbassare un po' la cifra lo troviamo».
«Non so a cosa si riferisce» dice Lodigiano. Poi aggiunge: «Ci sentiamo più avanti per la macchia. Appena mi libero».
«La macchia?» dico, spaventato. «Ma no, guardi, me la sistema mio cugino» .
«È idraulico?» mi chiede.
«Deejay» rispondo.

La settimana dopo viene il cugino Alex. Controlla la macchia con un cacciavite, scava un po’, toglie un pezzetto di muro, ne toglie un altro, ispeziona la nuova cavità, poi torna in posizione eretta, mi guarda e mi fa: «Boh».
«Ma non sei idraulico?» gli chiedo mentre si apre una delle mie birre. E lui: «Non più, adesso faccio il parrucchiere».
Finita la birra gli porgo 50 euro, ma così, come gesto simbolico. La sua battuta dovrebbe essere: “Ma no, ci mancherebbe, sei mio cugino!”.
Il cugino Alex risucchia la banconota come una slot machine, poi si dilegua.
(Lunedì viene il signor Mizzo).

13.4.25