Usare -san dopo il nome proprio di una persona (e non il cognome) significa già prendersi una confidenza più ardita, mentre appunto -chan va bene solo in una situazione di manifesta differenza di età o di posizione con la persona a cui ci si rivolge, o in casi di grande intimità. Altre desinenze sono -kun, usata per i ragazzi giovani, e -sama, che si usa come manifestazione di grande rispetto verso gli ospiti, i clienti o le divinità.
Chiamare una persona senza porre questo finale significa incorrere in una delle grandi infrazioni al codice sociale giapponese: lo yobisute. Letteralmente "chiamare buttando", significa disprezzare la persona in questione e si può usare solo quando si parla dei propri figli o di altri membri della famiglia che, normalmente, davanti agli "esterni" vanno ritualmente denigrati – è abbastanza normale sentire conversazioni del tipo «Ho sentito che suo figlio-san è entrato in quella famosa università, complimenti! Deve essere molto in gamba!». «No, mio figlio [senza -san] è stato solo fortunato, non è particolarmente sveglio, non lo è mai stato».
Cadere sette volte, rialzarsi otto, F. Parisi