Prima stavo pensando che al liceo, in un tema, una volta ho scritto che il mio sogno era quello di vivere da solo in una casa con tutti i miei libri – di mia proprietà, dico –, non pensavo che si sarebbe avverato, non era neanche davvero un sogno (il mio sogno era la professoressa di inglese della 4a B), in effetti, avevo sedici o diciassette anni e volevo solo fare colpo sulla professoressa di italiano, intellettualmente parlando, è ovvio, ma nel compito di fisica scrivevo che il mio sogno era vivere da solo in una casa con tutte le leggi fisiche, in quello di storia con le mie armature e mazze ferrate, e in quello di inglese con la professoressa di inglese, ma della 4a B. Ricordo che la professoressa, riconsegnandomi il tema dopo la correzione, mi aveva detto che in un tema filosofico – era anche filosofico, quel tema, ero molto filosofico a sedici anni, sarà per quello che facevo tutto quel sesso – non si poteva inserire «una boutade», e io le avevo chiesto «ma che boutade?» e lei mi aveva citato quella cosa del vivere da soli in una casa con i libri, e io allora le avevo detto che non era una boutade, ero serio (ero serio a sedici anni, però, prof), e allora lei, mostrandosi contrariata, mi aveva detto che «non si può vivere da soli in una casa soltanto con i libri», e niente, volevo dirle, prof, se mi legge, che si può. Cioè, se si deve, si può. Ma tranquilla, ho anche: internet, una gatta, una cantinetta ben rifornita e… no, basta.