Sono andato a pranzo dai miei. Pranzerei anche a casa mia, ma già ceno con me tutte le sere, alla fine non vorrei stufarmi di vedere sempre le stesse persone. E poi io non so cucinare e so (ho voglia di) preparare solo tramezzini, ma ho notato che se mangi sempre la stessa cosa, dopo un po’ ti passa la voglia di mangiare, e credo non sia positivo. Ah be’, certo, vado a pranzo dai miei anche per stare in loro compagnia, è ovvio, benché il pranzo si svolga più o meno così: un elicottero arriva e mi preleva da casa mia intorno alle dodici e trenta, agganciandomi per mezzo di un’imbracatura a un cavo d’acciaio. Così legato ci spostiamo, e intendo dire volando, fino all’abitazione dei miei, dove vengo calato, attraverso un vano di passaggio nel tetto, direttamente sulla sedia al tavolo dove si svolge il pranzo, terminato il quale mi riaggancio immediatamente al cavo, a volte ancor prima di aver deglutito l’ultimo boccone, l’elicottero si alza di nuovo in volo e mi riporta a casa. Comunque, dicevo, oggi sono andato a pranzo dai miei e, mentre l’elicottero stava ripartendo, mia madre si è arrampicata fin sul tetto. Pensavo fosse successo qualcosa di serio, perché gesticolava e mi chiamava. «Che cosa c’è?!» ho urlato nell’aria e nel frastuono. «Vuoi più bene a noi o alla gatta?» ha urlato lei circondata da un vortice di foglie e polvere. «Ti sei arrampicata fin sul tetto solo per questo?» le ho gridato mentre l’elicottero si allontanava, portandomi via. «Sì!» ha gridato lei. E poi, be’, poi ero troppo lontano per risponderle.