565.

C’erano uccelli dappertutto, che becchettavano la spazzatura, occupavano i balconi, facevano le fusa come gatti tra le succulente. Ne guardai uno zampettare verso di me con un incarto di caramella in bocca. Me lo mise ai piedi e poi mi fece una specie di inchino prima di allargare le ali e mostrarmi il bellissimo bagliore arcobaleno del petto nero pece. Sbatté le ali gentilmente, con delicatezza, e si staccò da terra. Forse stava cercando di sedurmi. Mi alzai e cominciai a incamminarmi, mentre lui continuava a librarsi, sospeso come una marionetta. Niente mi rendeva felice. Andai alla piscina e carezzai la superficie dell’acqua azzurra con la mano pregando perché uno di noi due morisse, il mio ragazzo oppure io.

Nostalgia di un altro mondo, O. Moshfegh


18.4.19