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Ricordo la volta che sei andata a passeggio senza scarpe, che serata! Portavi, mi ricordo, il tuo vestito di seta grigio colomba, un cappellino coi fiori, e scendesti lungo il viale con la grazia di una vera signora. Credo che ci fossero delle castagne per terra: tu ti lamentavi che sotto i piedi sembravano pietre. Io mi misi a quattro zampe e strisciai davanti a te, spazzando via con le mani le castagne dal marciapiede. Che serata! Tu dicevi che ero uno spettacolo assurdo, e un signore che passava nella direzione opposta, ricordo che portava ghette gialle e scarpe gialle, sorrise. La signora che lo accompagnava allungò la mano per darmi un buffetto sulla testa, ma lui le afferrò il braccio e glielo impedì, e i miei pantaloni si strapparono sulle ginocchia per via di una crepa del marciapiede. Quando tornammo a casa, quella sera, stavano accendendosi le luci per le strade, e proprio allora cominciavano a venir fuori gli insetti. E tu dicesti che la prossima volta, se ci fosse stata una prossima volta, ti saresti messa le scarpe. Anche se ti avessero fatto male da morire, dicesti. E io dissi che sarei stato sempre là pronto a spazzar via le castagne, qualunque cosa accadesse, ma anche se non fosse accaduto nulla. E tu molto probabilmente dicesti che andava bene. Io ero sempre stato là pronto, tu dicesti. Bello da parte tua essertene accorta. Allora pensai che probabilmente non c’era nessuna meglio di te al mondo, in nessun posto. E volevo dirtelo, ma non lo feci.

Ritorna, dottor Caligari, D. Barthelme


24.7.19