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La settimana prossima farò la mia prima uscita in un locale pubblico dal 22 febbraio, sono abbastanza emozionato, e l’emozione in questione è principalmente: terrore. Ho prenotato un tavolo per uno da uno specialista, comunque. Un tavolo operatorio?, mi fa la segretaria. Ah ah, ho detto io, buon Dio, no. Per fortuna che lo specialista non è un medico legale, ho pensato. Una sedia, allora, mi fa lei. Sì, ho detto io. Che poi eventualmente si potrebbe trasformare in un lettino, diciamo?, ha detto lei. Tocchiamo ferro, ho detto io. Sì o no?, ha detto lei. No!, ho detto io. Poi mi ha fatto il terzo grado. Ha la febbre?, mi ha chiesto. D’amore, le ho detto io, per lei. Febbre di malattia, invece?, mi ha chiesto, impassibile. Ho pensato che le segretarie le prendono e prima di metterle al loro posto a rispondere al telefono probabilmente le immergono in una vasca di azoto liquido. L'amore non è forse una malattia?, le ho detto. Non so e non mi interessa, mi ha detto lei. No, le ho detto allora, o almeno l’ultima volta che me la sono misurata con il sondino per alimenti diceva 36, 35.8, 35.6, eccetera, finché non sono svenuto. Non mi deve raccontare la storia della sua vita, si limiti a rispondere alle mie domande, ha detto lei. Mi scusi. Tosse?, mi ha chiesto. Solo se respiro. Sintomi respiratori? Sì, in effetti, mi sento come se avessi nel torace due palloncini che si sgonfiano e devo rigonfiarli di continuo. Non sarebbe meglio se restassero sempre belli pieni, come gli pneumatici delle automobili? No, mi ha detto, è giusto così. Acufeni? No, ho mentito. In realtà ho un acufene all’orecchio destro dal 2006, ma lo sento solo se sono sveglio. E questo tintinnio che sento dall’inizio della conversazione?, mi ha chiesto. È lo champagne, le ho detto. Perdita del gusto? Pensavo di sì, ma poi ho assaggiato una crocchetta per gatti e mi sono reso conto che è soltanto perché non so cucinare. Bene, ha detto lei, comunque ha sbagliato numero, qui è la tintoria Rastelli. Ah, ho detto io, wow. Poi mi ha fissato l’appuntamento.