878.
Oggi mi ha chiamato mia zia Mariuccia. Deve smetterla di chiamare, ok?, le ho detto. Volevo solo farti gli auguri di Natale, ha detto lei. See, see, ho detto io, lei la smetta e basta. Scusa, non capisco, sei il mio nipote preferito, ha piagnucolato zia Mariuccia, in pieno stile zia Mariuccia. Deve cancellare il mio numero, signora, ho detto io perentorio. Ti ho fatto un regalo, tesoro mio, ha detto lei. Non li voglio i suoi regali, le ho detto. Ha singhiozzato un po’ e ha messo giù. Poi suona ancora il telefono, rispondo, è mia madre. Ha telefonato zia Mariuccia, le ho detto. Cosa? Ancora?, ha detto lei. Sì, incredibile, vero?, ho detto io. Che faccia tosta, ha detto lei. Dice che mi ha fatto un regalo, le ho detto io. Sì, come l’ultima volta, ha detto mia madre, ricordando quando zia Mariuccia mi ha regalato un iPad. Se ci riprova la schiaffeggio, ho detto. Dagliene due secchi anche da parte mia, ha detto mia madre. E un calcio in culo da parte di tuo padre, ha detto tuo padre, ha detto mia madre. Contaci, ho detto io. Poi ho messo giù. Nessuno ricorda che cos’ha fatto zia Mariuccia per farci arrabbiare così. E se era zia Mariuccia. Mio padre ha quindici tra fratelli e sorelle. Forse non era zia Mariuccia, boh.