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Oggi sono andato a pranzo dai miei, dopo la solita quarantena preventiva di quaranta giorni. L’ho fatto perché mercoledì è il mio compleanno, ma mercoledì non potevo. E neanche martedì. Potevo lunedì, però. Mia madre per l’occasione mi ha fatto le Sticki al forno. Nientemeno, le ho detto spruzzandoci sopra della maionese – non esco mai senza un tubetto di maionese. Sto uscendo pazza con questa pandemia, mi ha detto lei mettendo in tavola dei bigodini ripieni. Potevamo invitare anche Giulio e Giulia, ha detto mio padre. E chi sono?, ha detto mia madre. Mio padre si è infilato in bocca un bigodino e ha fatto spallucce. Comunque passeremmo il numero legale, ho detto io, però potrei mettermi un cappello con l’elica, i pantaloni corti, leccare un leccalecca e, se entra la Polizia, dire che sono il figlio quattordicenne di Giulia e Giulia. Giusto, ha detto mia madre, anche se in quel caso non ti conterebbero come minorenne, ma come handicappato. Silenzio. Poi: come torta che hai fatto?, le ho chiesto. Ci sono i cioccolatini al latte, ha detto lei. Mm, ho detto io. Se no c'è il panettone avanzato a Natale, ha detto lei. Non è passato un po' troppo tempo?, ho detto io. Tuo padre lo mangia tutti i giorni ed è un fiore, ha detto lei passandogli un Momendol. Vada per i cioccolatini, ho detto io. La candeline sono nel terzo cassetto, ha detto lei. Di quale stanza?, ho chiesto alzandomi. Ma non è il mio compleanno, ha detto mio padre. Sssst, gli ha detto lei.

24.1.21