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Questa mattina il mio amico Giorgio mi suona il citofono. Sì?, chiedo. Desidera?, chiedo. Scendi, mi fa, ti offro la colazione. Preferisco farla da solo a casa mia, se non ti dispiace, gli dico, e poi ho molte cose da fare. Scendi, dai, così parliamo della partita di ieri e dei nostri pronostici, non mi ricordo più chi aveva detto che l’Italia avrebbe vinto e chi invece che avrebbe perso, forse tu puoi aiutarmi. Non seguo il calcio, mi dispiace, gli ho detto, è un gioco stupido e privo di logica. Ma Giorgio ha insistito, così sono sceso. Lo so, a prima vista, a un occhio poco attento e a una persona poco esperta di calcio, potrebbe sembrare che Giorgio abbia azzeccato il pronostico, aveva detto 2-0 e la partita è finita 2-1, e che io l’abbia sbagliato, avevo detto che saremmo stati eliminati e invece siamo passati, ma in realtà, ho fatto notare a Giorgio mentre mi guardava con aria compiaciuta fare colazione, lui aveva detto che avremmo vinto 2-0, mentre la partita è finita 0-0, non è colpa mia se sono andati avanti a giocare oltre il novantesimo, una pratica deplorevole e dissoluta, gli ho detto, e poi lui aveva detto che avremmo vinto «facile», mentre non solo non abbiamo vinto «facile», gli ho detto, ma l’Austria, come avevo previsto, ci ha dato una vera lezione di calcio, e se non fosse stato per la stupida regola del fuorigioco, con quelle stupide linee che tracciano a caso oggigiorno quegli stupidi arbitri in quella stupida saletta dei computer, i tempi regolamentari sarebbero finiti 2-0 per loro e adesso sarei io ad avere quell’aria compiaciuta e tu staresti disperatamente arrampicandoti sugli specchi, gli ho detto. Ti prego, continua, ha detto Giorgio. Poi ha fermato il cameriere e ha ordinato «altre due brioche per il signore». Alla fine, siccome sono sportivo, ho comunque riconosciuto che a passare il turno è stata l’Italia e non l’Austria. Puoi rifarti con i quarti di finale, ha detto lui. Certo, ho detto io. Pensi che saremo eliminati?, ha detto. Ma certo, ho detto io. E se dovessi sbagliare ancora – qui ho provato una fitta allo stomaco, probabilmente causata dalle quattro brioche –, potrai sempre riprovare in semifinale. Ci puoi scommettere!, ho detto io. E, dovessi fallire anche lì, resta pur sempre la finale. Sicuro!, ho detto. Se però sbagli anche la finale, ha detto, ti toccherà tornare nel futuro con la coda tra le gambe. Invece, gli ho detto, penso che, in quel caso, che è comunque impossibile, tornerò indietro nel tempo, mi allenerò moltissimo, entrerò a far parte della nazionale austriaca a segnerò una tripletta all’Italia ieri sera. Dovrai anche nascere in Austria, ha detto lui. Sì sì, ho detto io, ovvio.