Oggi invece ho invitato qui a casa la mia amica Paola. Le ho scritto stamattina: «Perché oggi pomeriggio non passi da me?». E lei: «Come mai questo invito?». E io: «Così, ho voglia di vedere un’amica». E lei: «Mm». E io: «Sei sempre la solita sospettosa. Ah, potresti portare anche dei guanti e un rompighiaccio?». Quando è arrivata le ho detto: «Posso offrirti qualcosa?». E lei: «Dai, andiamo a sbrinare ‘sto freezer». E io, portandomi una mano al petto: «Sono scioccato, Paola! Pensi che ti abbia invitato per farti sbrinare il freezer? Davvero mi ritieni così subd - «Allora?» ha detto lei accarezzando Gâteau. E io: «Seguimi».
Non avevo mai sbrinato il freezer. Non che oggi l’abbia fatto, l’ha fatto Paola. Ma, dico, non l’avevo mai fatto sbrinare. In realtà nel 2016, quando ho aperto lo sportello e ho visto un muro di ghiaccio, ho pensato che la soluzione fosse semplice: non aprire più lo sportello. E così ho fatto. Saldare lo sportello. E così ho fatto. Togliere la maniglia. E così ho fatto. «Posso vivere senza pizze surgelate!» ho detto. «Posso tagliarmi da solo le zucchine!» ho detto. «Chi ha bisogno dei biscotti gelato?!» ho chiesto. Ma in realtà alla fine ho capito di non poter vivere senza queste cose. Anzi voglio essere sincero. Ieri sera ho aperto il frigo e dentro non c’erano birre in fresco. Non commettevo un errore del genere dall’età di sette anni. Sconvolto, ho pensato: ma sì, usiamo il solito vecchio trucco: avvolgere una birra calda in un tovagliolo bagnato, metterla in fr – qui mi sono ricordato del muro di ghiaccio. Subito dopo mi sono ricordato di quando Paola mi aveva raccontato dello sbrinamento del suo freezer e io le avevo tirato due noccioline in testa dicendole che aveva del gran tempo da buttare, ah ah. Non sapete che fatica ho fatto ad aspettare fino all’indomani, cioè oggi, per scriverle.
Così Paola si è armata di spugne, pentolini dell’acqua calda, asciugacapelli e accendini e ha cominciato a lavorare. Io le stavo dietro e le davo consigli, tipo «si batte la fiacca, eh?», o tipo «se non stacchi quel pezzo lì non aprirai mai lo sportellino superiore, e lo sportellino superiore è la chiave di volta di tutto il muro di ghiaccio», o tipo «c’è sempre una mente e c’è sempre un braccio, tu indovina cosa sei?», o tipo «manchi completamente di pensiero strategico», o tipo «adesso vai a casa, non posso perdere tutta la giornata per un freezer». Paola è riuscita a sbrinare metà muro di ghiaccio in quattro ore. Deludente, lo ammetto, e per questo mi scuso. Ha promesso di tornare domattina. «Non attaccare la corrente del frigo stanotte, ok?». Le ho dato i miei preziosi sottoli e le ho detto «conservali tu, per favore», e prima di darglieli ho mangiato un funghetto. «Conserva anche queste» le ho detto affidandole due birre gran cru. «Mettile in frigo, al sicuro» le ho detto. «Ok, ok,» ha detto lei «domani te le riporto», e se n'è andata.
Poi, poco fa, sono andato a trovarla. «Sono passato a salutarti» le ho detto quando mi ha aperto. «Vado a prenderti le birre» ha detto lei. Ed è lì che, essendo io un cuore d’oro, ho pensato: ma sì, dai, se lo merita, povera Paola. E ce le siamo bevute sul suo terrazzo, guardando le stelle cadenti, eccetera. «La bevi tutta?» le ho chiesto quando era a metà della sua. «Sì» ha detto lei. «Brava ragazza» ho detto io.