La gang del Tesserino (1083)

Sono andato al museo con la mia amica Carla. Arriviamo in cassa – si chiamerà cassa anche quella del museo? Sembra una cosa troppo prosaica una cassa, per un museo; ti aspetteresti che, quando porgi loro dei soldi, i cassieri si ritraggano sdegnati dicendo: «Cosa sono quelli? Soldi?! In un museo? Li metta via!». Tra l'altro non c'è una cassa, alla cassa di un museo, c'è solo una persona che quando le dai i soldi li prende e se li mette in tasca – e chiedo due biglietti. La cassiera che forse non è una cassiera, d'ora in avanti cassiera, stampa due biglietti (le escono dalla tasca dopo un bzz-bz-bz) e dice: «22».
«Quanto?» mi fa Carla mentre fruga nella borsa.
«22» le dico.
«Euro?».
«Non conchiglie».
A questo punto Carla sfila dalla borsa un tesserino. Anzi dovrei dire il tesserino. O il Tesserino. Il famoso Tesserino dell'altrettanto famosa truffa del Tesserino. Tutt'ora in corso, mi ritrovo a pensare mentre la vedo porgere il Tesserino alla cassiera con la massima nonchalance. Osservo la cassiera prendere il Tesserino, esaminarlo per un istante, poi renderlo a Carla e applicare lo sconto studenti. A questo punto osservo Carla rimettere il tesserino (ancora fumante) nella borsa. Sempre con la massima nonchalance. Mi rendo conto che il mio silenzio mi rende complice. Ora, mi piaccia o no, faccio parte della gang del Tesserino. Poi entriamo. Guardiamo i quadri. Commentiamo i quadri. Alla fine usciamo.
«Sul serio?» le dico una volta in strada.
«Cosa?».
«Ancora la truffa del Tesserino».
«Truffa? Non capisco» dice cercando le chiavi della macchina nella borsa.
«La vecchia truffa del Tesserino, Carla. Ancora».
«Mm?».
Saliamo in macchina, Carla mette in moto, partiamo.
«Sei una studentessa?».
«Certo».
«Ah sì? E cosa studi?».
«Mi sono iscritta a un corso di fotografia, la settimana scorsa».
«E ti hanno dato un Tesserino».
«No».
«E quand'è che ti hanno dato il Tesserino che hai usato oggi per usufruire dello sconto studenti?».
«Anni fa».
«Tipo?».
«Alcuni anni fa».
«Tipo?».
«Ma che ne so. Nel 2002».
«Quindi possiamo ipotizzare che il Tesserino non sia più valido?».
Carla ferma la macchina.
«Senti, sul tesserino non c'è una data, ok? Questo significa che è valido per sempre».
«No, questo signi –
«Inoltre c'è la mia foto e io non sono invecchiata di un solo giorno dai tempi dell'università».
«Dovrebbe essere invecchiata la ragazza nella foto, allora».
«Mm».
Ripartiamo. Carla guida senza dire una parola per un po'. Quindi parliamo d'altro e alla fine arriviamo davanti a casa mia. Si ferma.
«Nessuno ha mai rifiutato il Tesserino?» le chiedo prima di scendere.
«Solo una tizia in Germania».
«In Germania, giusto. Che ti ha detto?».
«Mi ha chiesto se ero attualmente iscritta all'Università di Milano».
«E tu?».
«Le ho detto che ci poteva scommettere i baffi».
«Ah ah. E lei?».
«Ha telefonato all'Università di Milano».
«Ah ah. Stai scherzando».
«Ha telefonato alla merdosa Università di Milano».
«E tu che hai fatto?».
«Sono rimasta a guardarla, impassibile, finché non ha formulato la sua richiesta e loro le hanno detto di attendere. A quel punto me ne sono andata».
«Potevano arrestarti».
«Certo. E la vuoi sapere una cosa? Non mi sono mai nemmeno laureata, probabilmente ho pagato solo la prima rata di tasse».
«Le hai ammortizzate, direi».
«Oh sì».

25.6.22